Fondi, quella tassa che fa bene

IL GESTITO TRICOLORE RINGRAZIA – La nuova tassa sui fondi comuni sul reddito realizzato, entrata in vigore a luglio di due anni fa, ha fatto bene al risparmio gestito tricolore perché ha ridotto in modo significativo la differenza tra la raccolta netta dei fondi di diritto estero e quella dei fondi italiani. Lo sostiene un tema di discussione della Banca d’Italia, “Tax deferral and mutual fund inflows: evidence from a quasi-natural experiment” redatto da Giuseppe Cappelletti, Giovani Guazzarotti e Pietro Tommasino.

DAL REDDITO MATURATO A QUELLO REALIZZATO – Il lavoro stima gli effetti sulla raccolta netta dei fondi comuni derivanti dalle nuove regole in materia di tassazione dei rendimenti entrate in vigore il 1° luglio del 2011. Da quella data, i fondi comuni di diritto italiano sono passati dalla tassazione sul reddito maturato a quella sul reddito realizzato. Quest’ultimo criterio era già applicato ai fondi di diritto estero commercializzati in Italia. La tassazione sul reddito realizzato consente di differire nel tempo il pagamento delle imposte sui risultati del fondo (tax deferral), riducendo così a parità di altre condizioni il valore attualizzato delle imposte. Se gli investitori nelle loro scelte tengono conto degli aspetti fiscali, essi avrebbero dovuto aumentare, a seguito della riforma, le sottoscrizioni di fondi di diritto italiano.

COME FUNZIONA L’ANALISI – L’analisi utilizza i fondi esteri venduti in Italia come gruppo di controllo, stimando l’effetto sulle sottoscrizioni di fondi di diritto italiano della riforma con metodi del tipo difference-in-differences e matching. Il lavoro si avvale di un panel appositamente costruito riguardante 116 fondi azionari italiani e 259 fondi azionari esteri, con frequenza mensile. L’analisi, che tiene conto dell’andamento dei rendimenti, del profilo di rischio e di altre caratteristiche rilevanti dei fondi considerati, mostra che la riforma ha ridotto in maniera statisticamente significativa la differenza tra la raccolta netta dei fondi di diritto estero e quella dei fondi italiani. In particolare, nel semestre successivo alla riforma l’effetto a favore dei fondi di diritto italiano è quantificabile in circa il 2% del patrimonio su base mensile.

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