Tempestività, non velocità

Prendiamoci una pausa e riflettiamo su quanto siamo fortunati ad avere ancora la voglia, il tempo e il gusto di avere in mano un giornale cartaceo e leggere un articolo fino in fondo. Senza seguire la tecnica della “F”, così comune a chi legge solo testi a computer: si leggono per intero solo due righe e poi ci si concentra solo sulle prime parole, saltando interi paragrafi.

Il culto della velocità
Una simile lettura non diventa più un modo per svagarsi, per apprendere qualcosa o per stimolare riflessioni; non rappresenta la chiave d’accesso a vite, luoghi e tempi diversi; non si configura nemmeno più come il mezzo condiviso per esprimere opinioni, visioni o sentimenti. Diventa solo percezione immediata da cui siamo immediatamente trascinati via perché distratti da altro.
Da cosa? Dal culto della velocità: leggiamo velocemente, ci soffermiamo poco, siamo contemporaneamente su mille aspetti diversi e ci sentiamo costantemente spronati a correre sempre di più. Le nuove tecnologie, che nel sogno dei sociologi avrebbero dovuto liberare il nostro tempo e renderci meno schiavi del lavoro, ci hanno in realtà sempre più schiavizzato; le invenzioni e le rivoluzioni digitali che ci dovrebbero far risparmiare minuti preziosi ci rendono in realtà legati ai mezzi di comunicazione, costringendoci ad essere sempre “connessi” e quindi sempre reattivi.

Fermarsi a riflettere
Di tutto il tempo che il futuro sembrava avere in serbo per noi non rimane nulla: dell’ozio creativo, momento fondamentale non solo per gioire della bellezza della vita ma anche per riflettere su come migliorarla, non c’è più traccia; e anche della lentezza necessaria per educare, apprendere, coltivare sembra non ci sia nemmeno più bisogno. Questo culto neo-futurista della velocità è un aspetto molto problematico del mondo contemporaneo.

Scelte tempestive
E la rivalutazione dei mestieri d’arte, con la loro enfasi sul tempo giusto che ci vuole per apprendere, per creare, per costruire e per apprezzare, diventa di colpo un aspetto estremamente contemporaneo. Perché l’eccellenza del Made in Italy non nasce dalla velocità, ma da una qualità che i grandi maestri d’arte possiedono in sommo grado: la tempestività. La tempestività è un’arte, è un vantaggio competitivo di chi sa organizzarsi ed è competente. La tempestività non è la velocità fine a se stessa: è una capacità di risposta che presuppone una valutazione. È la possibilità di decidere cosa è meglio, cosa è giusto, cosa è saggio dire, scrivere o comunicare, e farlo nei tempi giusti.

Artigianato creativo
Il tempo giusto del bello ben fatto è quello che apprendiamo quando lasciamo che l’emozione dell’alta artigianalità sprigioni il suo valore. Investire in una saggia lentezza che non è pigrizia, ma che è l’ordinato ed elegante spiegarsi di un’ala nel vento è qualcosa che dai maestri tutti possiamo apprendere: niente di superfluo, niente di ossessivo, niente di meccanico, ma un’azione necessaria.

Alberto Cavalli

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!