Private banking: un quinto della ricchezza sfugge agli specialisti

Il mercato italiano del private banking si conferma in grande salute. Secondo il rapporto annuale curato da Magstat, nel corso del 2016 le masse della clientela private nazionale (categoria che comprende i detentori di patrimoni liquidi oltre i 500mila euro) hanno raggiunto quota 1.100 miliardi di euro, vale a dire  10 miliardi in più rispetto al 2015. La quota in mano alle private bank è pari a 870 miliardi, vale a dire il 79% del totale.

Negli ultimi quattro anni gli operatori del settore hanno intercettato 220,8 miliardi (dato che a fine 2012 detenevano 648,7 miliardi). Nonostante questa crescita, resta  scoperto un 21% di masse non ancora raggiunte dai servizi di private banking, corrispondenti a 230 miliardi di euro.

Quanto alla tipologia di offerta, il 91,8% è nelle mani di 121 operatori specializzati nel private banking grazie alla consulenza di 13.928 private banker distribuiti in 2.509 filiali per 1,14 milioni di clienti. Mentre 71,7 miliardi l’8,2% appartiene a 134 family office. Anche quest’anno Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking si conferma sul gradino più alto con masse per 145,7 miliardi, seguita da Unicredit P.B. con 64 miliardi (cui vanno aggiunti, a livello di gruppo, i 23 miliardi di Cordusio Sim e i 22,2 miliardi di Fineco per un totale di circa 110 miliardi). Terza Banca Aletti (gruppo Banco Bpm) con 34,6 miliardi. Il settore appare piuttosto concentrato. L’asset controllato da questi primi ire operatori è pari al 28,1% e in termini assoluti supera i 244 miliardi. Scorrendo la classifica al quarto posto c’è Ubs Europe con 33,2 miliardim seguita da Bnl Bnp Paribas P.B. con 32,8 miliardi.

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