Le azioni europee si preparano a tornare

A cura di Marco Caprotti, Morningstar
La situazione nella regione sta migliorando, sia sotto il profilo dei conti aziendali che dal punto di vista politico. Non tutti ne approfittano allo stesso modo. Per questo, dicono gli analisti di Morningstar, è meglio una gestione attiva.
Basse valutazioni, crescita degli utili e condizioni macroeconomiche in miglioramento. Sono questi, dicono gli analisti di Morningstar, gli elementi che rendono interessante un investimento nell’equity europeo. A patto, aggiungono però, di affidarsi a un gestore veramente attivo. “A partire dalla crisi economica greca fino ad arrivare alle incertezze delle ultime elezioni in Francia e in Italia, ci sarebbero molte questioni politiche e macroeconomiche da prendere in considerazione”, spiega Natalia Wolfstetter, fund analyst di Morningstar. “Tuttavia, uno dei modi migliori per scoprire quali siano le opportunità nel Vecchio continente e quello di mettere a confronto l’andamento delle azioni europee con quelle del resto del mondo”.
L’equity europeo ha sottoperformato quello globale
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Fonte: Morningstar Direct
L’azionario della regione ha sottoperformato del 30% quello globale dal 2015 e del 65% dal picco della crisi finanziaria nel 2008. “Questi andamenti sono stati guidati da un mucchio di preoccupazioni, anche politiche”, dice Wolfstetter. “Non dimentichiamo che, fino a non molto tempo fa, c’erano dubbi sulla tenuta dell’Unione europea”. Il quadro ora sembra più solido, anche sul fronte aziendale. Secondo i dati elaborati da Morningstar Investment Management la crescita degli utili nella regione viaggia a un tasso annuale del 18,7% (dati a fine di marzo) rispetto a un calo del 3,4% nel decennio precedente. I dividendi per azione sono migliorati a un ritmo del 3,9%.
“Va detto che non tutti i settori e i paesi ne stanno approfittando nello stesso modo”, dice Wolfstetter. Il segmento Tlc della regione, ad esempio, negli ultimi tre anni è sceso dell’11,7%, mentre le azioni francesi sono salite del 22,1%. “In una situazione del genere lavorano bene soprattutto i gestori attivi”, continua. “Gli Etf potrebbero essere una soluzione a basso costo, ma spesso replicano indici che hanno una forte esposizione sugli stessi grandi nomi che, probabilmente, gli investitori già posseggono attraverso altri strumenti. I gestori veramente attivi, invece, sono quelli in grado di trovare le gemme nascoste”.
Un Gold per l’Europa
Jupiter European Growth Fund Class L Eur (Morningstar rating 5 stelle. Analyst rating: Gold), secondo Samuel Meakin, fund analyst di Morningstar, “grazie al suo approccio unconstrained, è in grado di trovare le migliori opportunità in giro per l’Europa” (report del 3 maggio 2018). “Il gestore costruisce il portafoglio in maniera bottom up, seguendo l’analisi fondamentale e si sforza di comprendere a fondo come una società lavora, anche mantenendo contatti diretti e frequenti con il management. Cerca di investire in aziende che possano avere una crescita sostenibile degli utili e dei margini nel lungo periodo. Per questo va a caccia di società con un buon track record in termini di profittabilità e prodotti e modelli di business che hanno mostrato di avere successo nel tempo. Gli investimenti non hanno un orizzonte temporale predefinito e il gestore mantiene il titolo in portafoglio fino a quando i fondamentali sono a posto. Per questo il turnover delle azioni è basso. Un elemento che aiuta a contenere i costi”.

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