Il rafforzamento del dollaro pesa sui metalli industriali

A cura di Wings Partners Sim

A seguito della conferenza stampa della Banca Centrale Europea le quotazioni dell’euro hanno perso terreno contro il dollaro, favorendo una flessione dei prezzi di gran parte dei metalli industriali non ferrosi, che nei giorni scorsi erano invece saliti andando a toccare livelli di resistenza tecnica.

I metalli industriali al London Metal Exchange

Peggiore del comparto risulta il nickel che prosegue lo storno correttivo avviato a seguito della registrazione di nuovi massimi di periodo a metà settimana a 13.765 dollari per tonnellata, per portarsi in avvio di sessione in zona 13.100 dollari. Un calo pronunciato ma proporzionato alla natura del precedente movimento rialzista, avvalorato da una situazione fondamentale che non vede una particolare carena di metallo, pur in un contesto di riduzione delle scorte di Borsa (indirizzate verso magazzini non censiti).

In calo anche i prezzi del rame al di sotto della soglia dei 6.400 dollari per tonnellata, tuttavia la situazione di backwardation ed il rafforzamento del dollaro lasciano i prezzi base cash in zona 5.740 dollari, non distanti rispetto ai massimi di periodo.

Discorso analogo per lo zinco che cede circa un punto percentuale verso area 2.700, ovvero circa 2.400 euro base tre mesi, mentre il piombo si attesta sui livelli degli ultimi giorni a 2.100 dollari (circa 1.860 euro).

In controtendenza invece l’alluminio, che in avvio di seduta guadagna mezzo punto percentuale portandosi a quota 1.870, riconosciuta l’area nuovamente di supporto tecnico dei 1.850, limite inferiore dell’attuale trading range. A fornire spunti rialzisti per gli operatori contribuisce la notizia di una riduzione delle esportazioni di alluminio cinesi, a febbraio sui minimi dagli ultimi due anni, segnalando una possibile riduzione dell’eccedenza produttiva nel Paese (benché in parte imputabile alle festività legate al Capodanno Lunare).

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