Banca Generali completa il quadro del risparmio gestito a Piazza Affari

Giornata di gloria anche per Banca Generali, che a Piazza Affari vede il titolo guadagnare terreno dopo una trimestrale chiusa con un utile netto consolidato di 43,7 milioni di euro (+83% annuo), un margine d’interesse in contenuto calo a 22,4 milioni dai 28,6 milioni di un anno prima e un margine di intermediazione in crescita a 139,3 milioni (+7% annuo). L’Ebitda della rete del Leone di Trieste cresciuto del 24% a 69,4 milioni, mentre il risultato operativo è salito del 26% a 67,4 milioni. Il totale dell’attivo del gruppo Banca Generali al 30 giugno 2010 risultava pari a 3.759 milioni di euro, con un patrimonio netto consolidato pari a 252 milioni, in crescita del 16% su base annua, mentre le masse gestite erano pari a 22,7 miliardi (+16% sull’anno, +2,2% da inizio 2010), a fronte di una raccolta netta di prodotti gestiti di 1,25 miliardi (+242%). 

 

Numeri che completano il quadro già emerso dalle semestrali di Mediolanum, chiusa con un utile netto a 85 milioni di euro, masse amministrate salite a 43 miliardi di euro (+30% sull’anno, +7% da inizio 2010), e di Azimut, che ha registrato un utile netto consolidato di 46,1 milioni di euro (di poco inferiore ai 47,5 milioni di euro del primo semestre del 2009) e masse amministrate pari a 14 miliardi, il 12% in più di un anno prima e una raccolta netta di fondi comuni positiva per 604 milioni di euro nel periodo (+5% rispetto ai 573,2 milioni segnati nei primi sei mesi del 2009).

 

Un quadro nel complesso positivo anche se non spumeggiante, che continua a risentire della forte volatilità dei mercati azionari e di un livello di tassi d’interesse che resta molto modesto per gli investimenti obbligazionari, con titoli di stato che restano su livelli vicini o sotto lo zero al netto dell’inflazione: trascurando i Bot gli ultimi strumenti a medio-lungo termine emessi dalla Repubblica Italiana offrono ad esempio tassi tra l’1,7% dei nuovi CctEu indicizzati all’Euribor, il 2,01% dei Btp a 3 anni e il 3,92% dei Btp a 10 anni, a fronte di un’inflazione salita all’1,7% a luglio.

 

Una situazione di sostanziale stallo, nella quale i vari gruppi presenti sul mercato cercano di irrobustire le quote di mercato, in qualche caso anche a scapito della redditività. Delle tre quotate la migliore sembra essere proprio la controllata di Trieste, che vede salire tanto la raccolta quanto le masse gestite quanto gli utili, mentre meno brillante appare l’andamento dei gruppi di Doris e Giuliani. E voi che ne pensate, il mercato vedrà ancora prolungata questa fase di stallo o qualcosa accadrà che andrà a spezzare l’equilibrio, vuoi a causa di una ripresa delle operazioni di fusione e acquisizione vuoi per via dell’andamento dei mercati e dell’economia reale, in grado di influenzare la propensione al risparmio (in calo) degli Italiani?

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