L’alternativo stavolta è il cliente

Tutto è iniziato con alcuni prodotti studiati appositamente per il mondo gay, poi il turismo, la moda, le autovetture, bevande e prodotti di bellezza. Fino a quando, qualche anno fa, anche la finanza internazionale si è accorta di un’interessante nicchia di mercato, che poi nicchia tanto non è. Solo negli Stati Uniti si stima infatti che il “mercato gay” corrisponda al 4-10% della popolazione: tra i 12 e i 23 milioni di consumatori statunitensi. Quindi un fatturato di oltre 800 miliardi di dollari. Nel Regno Unito la massa finanziaria di disponibilità di omosessuali e lesbiche è pari a 81 miliardi di sterline.

Si tratta di un pubblico abituato a spendere, in percentuale molto di più delle coppie eterosessuali. E con un’inclinazione al rischio d’investimento molto più alta, proprio quello che piace agli specialisti del private banking. Si tratta di quello che in gergo gli istituti di credito catalogano come clienti benestanti “high net-worth individuals”. Tanto che nuove banche stanno creando strutture dedicate per fornire servizi finanziari ad hoc. Secondo Stephen Connolly, tra gli ideatori della strategia per Credit Suisse, la maggior parte di questi potenziali clienti non deve fare i conti con tasse scolastiche per i figli, ha una maggiore disponibilità di denaro liquido a breve termine e va prima in pensione. Si tratta dunque di clienti benestanti, che hanno mediamente tra i 30 e i 40 anni. È stato proprio l’istituto di Zurigo a creare una struttura finanziaria composta da gay dedicata ai gay.

La paternità si deve a Toby FitzGerald, che nei primi anni 2000, ha realizzato la struttura per i clienti della comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) del Regno Unito. Realizzando un vero e proprio successo, grazie anche alla collaborazione di Stephen Connolly. FitzGerald ha lavorato nella sede londinese di Credit Suisse negli ultimi quattro anni. Prima di entrare nella banca svizzera ha lavorato nella divisione fusioni e acquisizioni nel broker britannico Jefferies per circa tre anni. E nei giorni scorsi è arrivata la clamorosa notizia, con il cambio di casacca per FitzGerald, che è passata ai “nemici” di Ubs. Riferirà direttamente a Shona Baijal, un amministratore esecutivo nella divisione wealth management.

Egli si concentrerà sulla crescita executive business imprenditoriale e aziendale della banca. Il suo compito, secondo quanto comunicato dalla banca svizzera, sarà di fornire servizi che coprano tutti gli aspetti tradizionali del private banking, ma aggiungendo un insieme di servizi su misura per le coppie dello stesso sesso che copre aree come unioni civili e adozione. Darà inoltre consulenze di tipo fiscale, successorio, sulle opere d’arte, gli immobili, gli investimenti alternativi. Il manager però non si occuperà non solo clienti gay. E ha commentato: “Sono felice di entrare a far più grande banca della Svizzera in un momento in cui si sta muovendo sempre più forte”. Si prospetta dunque un nuovo “modello di cliente” con le sue esigenze e necessità da soddisfare.

Prima di loro, specie negli Usa, si è andata intensificando la proposta finanziaria per gli anziani, che raggiungono l’età della pensione in buona salute e con importanti quantità di denaro da gestire. Ora tocca ai gay. E questi nuovi private banker sognano che a sedersi davanti ad una loro scrivania si sieda presto il nuovo numero uno di Apple, Tim Cook, la società a più alta capitalizzazione in Borsa e che “pensa diversamente”. In cerca qualche suggerimento su come diversificare i suoi soldi. Per ora è un’iniziativa che tocca solo alcuni paesi dell’Europa più evoluta, ma non è detto che presto tra le offerte di prodotti finanziaria anche in Italia non arrivino uffici di private banking dedicati al mondo gay.

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