Bellingeri (Credit Suisse AM Italy), è tempo di strumenti passivi

Gli strumenti passivi sono stati il segmento a più alta crescita nello scorso decennio a livello globale. A puntare forte sul settore, in questa fase del ciclo economico e dei mercati, è un colosso come Crédit Suisse asset management. «È tempo di strumenti passivi. Che non significa investire in Etf bensì in prodotti passivi a basso costo, ovvero in quelli che si definiscono index mutual fund, pressochè sconosciuti in Italia», afferma Emanuele Bellingeri, responsabile di Crédit Suisse AM Italy in occasione di un incontro con la stampa a Milano. Continua: «l’active management tradizionale continuerà a soffrire e la pressione sulle fee si intensificherà a favore di soluzioni indicizzate». In strumenti passivi l’asset manager, a livello europeo, conta su 125 miliardi di euro in gestione. «In Italia oggi abbiamo una gamma di una trentina di fondi Index Ucits e, entro fine anno, ne lanceremo altri tre: due azionari regionali (uno sul Canada, l’altro sull’Europa) e un obbligazionario corporate. Tutti orientati al tema Esg», precisa Andrea Semino, CFA, assistant vice president e client portfolio manager index solution di Credit Suisse AM da Zurigo. Secondo Bellingeri, sono quattro i pilastri su cui si fonda la crescita del passivo: «struttura ottimale (costi, liquidità, trasparenza, efficienza), performance, regulation (Rdr, Mifid 2), evoluzione della distribuzione- commission fee based (advisory). Inoltre il mercato europeo, rispetto a quello Usa, ha la più bassa penetrazione di strumenti indicizzati quindi il potenziale è grande». Negli Stati Uniti, del resto, secondo uno studio di Pwc, si stima che entro il 2025 si raggiungerà la parità tra fondi attivi e passivi. Quanto al rapporto fondi passivi-etf, è bene sapere che i primi rappresentano la maggioranza delle masse passive globali tanto che su un totale di 14mila miliardi di dollari investiti a livello globale nel passivo, i fondi indicizzati rappresentano circa il 70% degli asset.

L’altro pilastro. Oltre allo sviluppo dei fondi passivi, l’asset manager sta investendo e puntando sugli strumenti alternativi, «che possano generare extrarendimento. In questo ambito, ci concentriamo da una parte sul mondo del real estate e dall’altro sui fondi tematici, investendo in società a media capitalizzazione». A questo ambito, il gruppo ha cominciato già nel 2006 investendo con fondi azionari sulla sicurezza (1,7 miliardi), nel 2016 sulla robotica (2,4 mld), nel 2017 sul digital health (1,6 mld) e lo scorso 25 settembre è stato lanciato il fondo Credit Suisse (Lux) Edutainment (che è già arrivato a 320 milioni), orientato sulla digitalizzazione dell’education. In totale, sulle strategie tematiche il gruppo ha 6,5 miliardi investiti. E c’è una quinta strategia in arrivo. Quanto ai costi, conclude Bellingeri, «abbiamo introdotto le performance fee. Il cliente è d’accordo di pagare se c’è una extra performance. Se invece non generiamo valore il costo è simile a quello del fondo passivo. Più in generale, stiamo lavorando in grande sinergia con il private banking e con l’investment banking. E potenzieremo sempre più investimenti in strategie che seguono i criteri Esg».

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