“Così salveremo i Pir”, intervista al cf-deputato Giacomoni

Far ripartire i Pir con nuovi incentivi e togliendo i vincoli introdotti solo un anno fa dal governo gialloverde. È l’obiettivo della proposta di legge del consulente finanziario Sestino Giacomoni, parlamentare di Forza Italia e vice presidente della Commissione Finanze della Camera. Bluerating lo ha intervistato sui contenuti di una bozza che sembra avere un appoggio trasversale tra le forze politiche e si propone di rianimare una forma d’investimento una volta florida.

Onorevole Giacomoni, la sua proposta di riforma dei Pir è arrivata all’esame della Commissione Finanze, di cui lei è vice presidente. Ci potrebbe spiegare i contenuti?

La proposta di cui sono primo firmatario, ma sottoscritta da tutti i colleghi di Forza Italia, parte da un assunto molto semplice: per indirizzare il risparmio privato nell’economia reale serve la leva fiscale. E con i Pir – prima che venissero modificati e sostanzialmente bloccati dal governo gialloverde – abbiamo visto che effettivamente meno tasse sui risparmi producono più investimenti nelle piccole e medie imprese.

Che riscontro ha avuto dai colleghi della Commissione?

Fortunatamente qualcosa sta cambiando. Già martedì ho registrato significative aperture dai colleghi del Pd e del M5S. Quando all’inizio urlavo “al lupo, al lupo!”, denunciando che le norme introdotte dal governo gialloverde mettevano a rischio la raccolta dei fondi da indirizzare alle PMI, venivo guardato con scetticismo. Quando poi anche i partiti di maggioranza hanno capito di aver sbagliato, qualcosa è iniziato a cambiare. Stiamo comunque parlando di uno strumento, i Pir, che in poco tempo ha permesso di indirizzare oltre 20miliardi di euro di risparmi delle famiglie, nell’economia reale.

Si tratta di un ritorno al passato, come auspicato dal presidente di Assogestioni Tommaso Corcos, oppure di un’evoluzione?

Di un’evoluzione, ma molto ancorata alle norme introdotte nel 2016, che comunque hanno permesso di raccogliere cifre importanti. L’obbiettivo di Forza Italia è far sì che con i tassi negativi e le tasse che crescono si possano far ripartire subito  i piani individuali e quelli istituzionali di risparmio incentivando fiscalmente le risorse che vengono investite nell’economia reale e in particolar modo nelle piccole e medie imprese.

Nel 2019, dopo la riforma voluta dal precedente governo, i Pir hanno subito pesanti deflussi. Cosa non ha funzionato?

Le orecchie. Basta prendere i resoconti parlamentari, le agenzie di stampa, i dibattiti nei talk show, per verificare quante volte abbiamo fatto presente al governo che con le loro modifiche si bloccavano i Pir. Non ci hanno dato ascolto e si è perso molto tempo, speriamo che non se ne perda dell’altro.

La speranza è che l’attuale maggioranza ed il nuovo ministro dell’economia non solo ascoltino le proposte serie e costruttive dell’opposizione, ma le approvino inserendole nel decreto fiscale, così da far ripartire i Pir sin dal primo gennaio 2020.

Il precedente governo si era riservato di ritoccare la normativa entro 6 mesi, in caso di risultati insoddisfacenti. La sua proposta, voluta fortemente anche dal suo partito, Forza Italia, pensa che potrà trovare sponde anche nella maggioranza?

Penso di sì. Anche se in politica spesso prevale la voglia di mettere bandierine su proposte che sono di altri, ho già avuto modo di dire in commissione finanze che a me interessa tutelare non il nome del proponente ma raggiungere il risultato e per questo sono pronto a trasformare la mia proposta in un emendamento al decreto fiscale. Affinché ciò diventi possibile serve che ci sia un parere favorevole della nuova maggioranza, che al momento sembra condividere questo percorso.

Se tutto andrà secondo i suoi piani, quali saranno i tempi di gestazione per vedere in pista la sua proposta?

Il mio auspicio è che si possa arrivare ad una soluzione condivisa già nel corso dell’esame del decreto fiscale in commissione, così da rendere operative le nuove norme già a fine anno, ma come sa io sono all’opposizione.

Per concludere: tra risparmiatori, risparmio gestito ed economia reale. Chi ha più bisogno dei Pir?

Tutti e tre. I risparmiatori hanno il vantaggio fiscale e la possibilità di sperare in rendimenti migliori, visti i tassi prossimi allo zero e ormai negativi sui conti corrente. Il mondo del risparmio gestito, facendo da link tra risparmiatori privati e piccole e medie imprese, farà utili, svolgendo, al tempo stesso, una funzione fondamentale per l’economia reale. Le imprese, in particolar modo le Pmi, infine riescono ad avere una fonte alternativa di finanziamento, direttamente dal mercato finanziario, in un momento in cui c’è una stretta del sistema creditizio da parte delle banche. Per questo possiamo dire che i Pir mettendo in sinergia i due punti di forza dell’economia italiana: il risparmio delle famiglie e le piccole e medie imprese, contribuiranno a far ripartire la nostra economia e quindi a far grande l’Italia. Per questo sono convinto che tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, collaboreranno in Parlamento per far sì che i Pir tornino presto ad essere collocati sul mercato, come prima, anzi più di prima, con l’obiettivo di raggiungere in meno di 10 anni i 150 miliardi di euro di raccolta, come è già avvenuto in altri paesi.

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