Intesa-Ubi, missione compiuta per Messina

L’Opas di Intesa su Ubi è arrivata a toccare il 72% di adesioni, più del necessario per dare il via alla fusione. Intesa Sanpaolo, quindi, è riuscita nell’intento di fare sua la quarta banca italiana, che pure fino all’ultimo ha provato a sottrarsi dalle spire del gruppo guidato da Carlo Messina. Lunedì era arrivata la notizia della proroga del periodo d’adesione da parte di Consob dal 28 al 30 luglio. Ma già nella serata di martedì il 66,67% necessario per controllare l’assemblea straordinaria e dunque decidere la fusione era già stato superato, circostanza che permetterà di dare piena attuazione al progetto d’integrazione.

A dare la svolta decisiva l’adesione del Car, il patto di sindacato che riunisce alcuni grandi azionisti di Ubi Banca con in mano il 19% del capitale. La decisione è stata motivata con una nota. L’ok è arrivato “dopo il parziale riconoscimento del valore economico di Ubi Banca”, spiegano riferendosi al rilancio cash di 57 centesimi per azione oltre allo scambio di 17 titoli di Intesa per ogni 10 consegnati, ma soprattutto dopo “aver ricevuto ampie rassicurazioni riguardo alla tutela e valorizzazione del personale di Ubi, alle aspettative del territorio, anche attraverso la continuità degli enti finalizzati localmente ad attività di solidarietà sociale, con disponibilità ad incrementare le erogazioni attuali, alla continuità nello sviluppo dei progetti in corso con attenzione ai valori della banca e al rapporto di collaborazione con gli imprenditori azionisti”.

 

 

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