Consulenti, lezioni di realtà per clienti spaventati

A cura di Maria Anna Pinturo, consulente presso Credem con la qualifica di Wealth Planner e fondatrice del blog diversamentefinanza.com. 

Photo credit Chico De Luigi

La domanda che si fanno i clienti ormai da mesi, da quando la Borsa è praticamente “impazzita” (si può dire!), è questa: ma dove investiamo? È tutto così alto… 

Pausa di riflessione. Cerchiamo di non essere reattivi. Ho ascoltato risposte da colleghi – perdonatemi ma prendo spunto da ciò che accade intorno a me – del tipo: ma no, non è così, e poi bisogna entrare, non «rimanere liquidi» (frase top!)…

Insisto sulla necessità di riflettere. Cosa c’è all’origine di un investimento ? Una realtà in cui si crede, un’azienda che può dare risultati, un’attività che potrebbe avere successo. Ma perché il cosiddetto back to basics (tranquilli non sto prendendo spunto dal famoso album di Christina Aguilera) si dimentica quando ci si trova davanti all’investitore? È capitato anche a me, salvo poi fare mea culpa e un’attenta autocritica che mi ha costretto a fare un “ritorno al futuro”.

Sì, perché capire dove investire non ha a che fare, o meglio non ha più solo a che fare, con schemi mentali tradizionali: in fondo essere disruptive, come si dice nei più diversi ambiti, non è altro che questo, pensare rompendo gli schemi preconfezionati. Il classico discorso «investo dove e quando i prezzi sono bassi e vendo dove e quando le quotazioni salgono» non si può contraddire, ma si può certamente superare per investire nuovamente, alla luce di un cambiamento che ha pervaso tutto, costringendo a tornare al vero metodo dell’investimento, quello che partiva dall’osservazione della realtà, o meglio delle realtà promettenti.

Ora più che mai. La risposta alla domanda dove investire ha a che fare con una vera e propria analisi di realtà. Che oggi coincide, ma potrebbe a tratti non essere così, con i titoli, gli asset che salgono.

Perché non si dovrebbe investire sulla tecnologia, se la realtà è sempre più tecnologica?

Perché non si dovrebbe acquistare peso in portafoglio su temi quali ambiente e sostenibilità, se ora più che mai le agende di Europa e America sono unite su questo fronte?

Tutti filoni, insieme ad altri come robotica, AI, clima, consumi dei Millennials, i cui asset sono cresciuti fino a toccare vette esagerate nel 2020, e le cui quotazioni di ripartenza nel 2021 suggeriscono che si stia davvero trasformando il mondo, proprio passando da questi temi, forzatamente da essi. Quasi ci fosse un’impossibilità di tornare indietro.

Eppure prevale la resistenza, mentale. Sempre mentale. 

«Troppo alto. Aspetto che scenda». Questa è sempre stata la reazione dell’investitore, da quando ha cominciato a identificarsi come tale. Lo dicevano i nostri padri: «Stai attento! Altrimenti ti fai male! Non comprare alto! Aspetta che scenda…». Come possiamo pensare che l’investitore, ricordandosi di suo padre, o magari di suo nonno, abituato a seguire le ricette di sempre, possa rompere con la tradizione e comprare proprio quei temi cresciuti così tanto?

Ma cosa c’è dietro questo atteggiamento, realmente? Proviamo a capirlo. C’è l’abitudine, nutrita e coltivata a livelli inspiegabili, a vedere la bolla. La bolla quando la Borsa sale e tocca record, mentre nella realtà prevale il disastro. Proprio quello a cui abbiamo assistito nel 2020. Fuori pandemia, nei mercati euforia. E da qui la certezza che tutto debba virare al ribasso da un momento all’altro: occasione ghiotta per rientrare, non importa a questo punto dove (paesi, settori… tutto dentro, indistintamente). Quello che è successo nel 2020 ha bloccato ulteriormente la possibilità di fare un passo verso questi mercati così alti, perché i livelli toccati dalla Borsa non avevano nulla a che vedere con quanto succedeva, drammaticamente, fuori dalle nostre case. L’approccio è in difesa perché non si è capita la connessione tra quotazioni e realtà. Pertanto, come mi ha detto oggi un cliente: io sto fermo perché questa Borsa è pazza.

Eppure… Eppure… Back to basics! investire vuol dire scommettere su realtà promettenti. E quest’anno la realtà è davvero ricca di promesse e di segni che possono essere finalmente guardati in connessione con l’andamento della Borsa. Finalmente i promessi sposi, Borsa e realtà, si possono ritrovare, sotto gli occhi increduli dell’investitore disabituato al vecchio criterio dell’investimento.

Cosa sta capitando nella realtà, davvero? Soluzioni, anche se ancora disordinate, della pandemia. Rimbalzi di dati economici molto attesi – visto che l’anno scorso c’è stato il deserto, anche un fiorellino sarà gradito. Possibilità di una nuova integrazione tra gli USA (sempre First ma in modo diverso) e il resto del mondo (con dialoghi da costruire soprattutto con Cina e Russia, ma le premesse ci sono). Ma soprattutto invadenza di trend di mercato, very Big Trends.  

Pazzesco. Di fronte a questa realtà, si dubita che la Borsa possa accusare il dato e registrare un andamento positivo, ancora positivo.

Ed ecco qui una bella sfida  per noi consulenti: non più solo creare l’asset allocation ad hoc, ma anche riportare l’investitore ai veri criteri che dovrebbero da sempre guidare la scelta di “dove” andare per investire, e soprattutto quando.

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