Consulenti, è il momento della patente Esg

E’ arrivato il momento dei consulenti finanziari certificati Esg? La domanda è di stretta attualità dopo che lo scorso 10 marzo è ufficialmente partita l’applicazione del Regolamento di primo livello sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation, abbreviato SFDR) varato nel dicembre 2019 dalla Commissione europea. Un cambiamento epocale per l’industria degli investimenti socialmente responsabili, quelli cioè che si basano sui criteri Esg (ambientali, sociali e di governance).

A partire da quella data, i financial market participants, cioè tutti i soggetti obbligati alla disclosure (trasparenza) di sostenibilità, tra cui le società di gestione del risparmio, dovranno rispettare i requisiti della SFDR. L’obiettivo è rendere finalmente più sensibili ai criteri di sostenibilità anche i prodotti finanziari. Il Regolamento si rivolge ad una platea molta ampia, tra cui banche ed imprese d’investimento, assicurazioni, società di gestione del risparmio, enti pensionistici aziendali o professionali, e altri operatori. Si tratta di un cambio di passo fondamentale per la finanza, che coinvolge anche le banche-reti dei consulenti finanziari che dovranno ulteriormente affinare la value proposition dei prodotti in termini di sostenibilità. Un recente report di PwC paragona infatti l’impatto dei fattori Esg a quello provocato circa due decenni fa dalla nascita degli Etf (vedi lo speciale di BLUERATING alle pagg. 39-46).

Secondo la società di consulenza, il confine tra investimenti sostenibili e tradizionali è destinato a crollare entro il 2022 e nel giro di 5 anni i fondi sostenibili potrebbero arrivare a rappresentare il 57% del totale degli attivi dei fondi comuni d’investimento in Europa. Nello specifico, l’articolo 3 della SFDR precisa che gli operatori sono tenuti a pubblicare informazioni circa l’integrazione dei rischi di sostenibilità nei processi d’investimento. L’articolo 5 stabilisce invece che anche le policy di remunerazione dei prodotti debbano essere in linea con i rischi di sostenibilità, mentre l’articolo 6 dispone l’integrazione delle tematiche di rischio nella documentazione contrattuale dei prodotti. Non si tratta di modifiche semplici, anche se alcune di queste politiche sono già state introdotte dagli operatori in anticipo sui tempi delle normative. In effetti, il regolamento vigente in Italia già richiede, per i prodotti descritti come etici o socialmente responsabili, l’adempimento di una serie di obblighi di trasparenza, relativi a obiettivi d’investimento, caratteristiche degli strumenti, policy di engagement e aderenza a codici internazionali di condotta. Le dichiarazioni sull’impatto negativo dei fondi saranno invece introdotte a partire dal prossimo giugno 2021. Tali dichiarazioni richiedono che un gestore patrimoniale descriva la propria politica di due diligence su come, nel prendere le proprie decisioni d’investimento, terrà conto dei principali impatti negativi che le società partecipate hanno sui fattori di sostenibilità. Ecco perché la SFDR cambia davvero tutto. I consulenti finanziari sono chiamati a un ulteriore salto di qualità e forse Anasf potrebbe varare la “certificazione Esg” per rispondere appieno a questa sfida

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