Banche, le pagelline della Bce

La Bce promuove le banche europee. Come si legge dalle pagine del Sole 24 Ore, nonostante gli anni da pandemia da Covid-19, gli istituti ne sono comunque usciti più forti, anche se l’invito a non abbassare la guardia è alto.

Per il futuro, infatti, la Bce ha messo l’accento su come sia importante migliorare i sistemi di controllo dei rischi da credito, soprattutto per i prestiti con leva molto alta che stanno aumentando.

Particolare attenzione anche alle nuove insidie che derivano dai sempre maggiori attacchi cibernetici. L’aumento dei tassi di interesse, positivo per le banche, può essere anche “potenzialmente destabilizzante”, e anche le situazioni legate al rischio climatico saranno da monitorare.

Da colmare sono le carenze strutturali: la profittabilità resta bassa, il ROE delle banche europee in media è salito al 7,2% ma resta inferiore al costo dell’equità al 10,2%. Da sistemare anche la governance e vanno cambiati i modelli di business obsoleti.

In generale, quindi, il sistema bancario europeo esce dalla pandemia solido, addirittura migliore rispetto alla situazione pre-crisi. Solo sei banche, che a fine anno saranno quattro, non non si sono attenute ai rispettivi orientamenti di capitale di secondo pilastro rispetto alle dieci dell’esercizio precedente.

Le misure patrimoniali e di liquidità straordinarie introdotte dall’SSM, gli interventi straordinari della politica monetaria e fiscale hanno aiutato le banche a continuare ad erogare prestiti: inutile dire che le banche questa opportunità l’hanno colta in pieno.

La Bce ha individuato carenze relative al rischio di credito nel 70% delle banche vigilate: è stato adottato il 14% in più di misure qualitative sul rischio di credito rispetto al 2020.

Sui revenge loans, la Bce si sta muovendo, ed è in arrivo una lettera alle banche attive nel mercato dei prestiti ad alto grado di leva al fine di chiarire le nostre aspettative.

Guardando avanti, le priorità di Bce/Ssm si sposteranno sui rischi emergenti innescati  dalla trasformazione digitale dell’attività bancaria, dalla transizione climatica e dall’eccessiva leva finanziaria. In quanto alle tensioni geopolitiche, l’esposizione diretta delle banche europee rispetto a quelle russe è “relativamente contenuta”, ma quel che preoccupa la vigilanza sono le eventuali sanzioni e il ruolo delle banche nell’applicarle, con conseguenti turbolenze sui mercati.

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