Consulenti, cosa vi può insegnare Michael Scott sulla leadership

Premessa: dovete conoscere la serie The Office. Non la conoscete? Male, molto male. La potete trovare su Netflix, quindi datevi da fare. Il protagonista principale della stessa è Michael Scott (interpretato da Steve Carell), manager sopra le righe e dai tratti comici, ma che possiede anche delle doti intrinseche di leadership sulle quali è opportuno riflettere e che sicuramente possono tornare utili anche a un consulente finanziario, specie nel caso in cui si trovi nel ruolo di dover gestire altre risorse. A evidenziare gli elementi chiave delle doti manageriali di Scott è una stimolante analisi della psicologa del lavoro Elena Ghersetti (qui il suo blog). Vediamole insieme alcuni spunti, divisi per macro temi dalla nostra redazione.

1 Una casa comune

La leadership messa in atto da Michael Scott si nutre della preponderanza della relazione sui processi organizzativi. Per lui è fondamentale che le persone di cui si è circondato si sentano “a casa”, che possano sentirsi libere di esprimere le proprie emozioni, perplessità e critiche e di chiedere aiuto se in difficoltà. E soprattutto, che si possano divertire.

2 Niente maschere

Questo contribuisce a stimolare la voglia di presentarsi ogni giorno in ufficio, di perseguire gli obiettivi in sintonia (e in competizione) con il collega della scrivania a fianco e dove ci si può permettere anche di essere se stessi, scongiurando quella divisione sempre più marcata, e spesso fonte di malessere, tra la persona che si è al lavoro e quella che si è nella vita privata.

3 Un obiettivo di tutti

Una delle abilità fondamentali che ogni leader dovrebbe avere è la capacità di motivare, di far capire che c’è un obiettivo “più alto” da raggiungere con il proprio lavoro. Motivare i dipendenti di una piccola azienda che vende carta è un compito di per sé già piuttosto complesso.

Michael però riesce a fare un ottimo lavoro: i dipendenti percepiscono un’identità condivisa e sono orgogliosi di essere ciò che sono. Il loro obiettivo è chiaro, ed è quello di vendere carta dando priorità alla relazione, sia essa con il cliente o con i propri colleghi. Il lavoro che portano avanti ha perciò un significato.

4 Puntare al team, non al singolo

Michael fa un uso spropositato e spesso quasi assurdo delle riunioni di team. Sono presenti in quasi ogni episodio della serie. Egli vuole conoscere le opinioni e le proposte dei propri collaboratori anche per gli argomenti più impensabili.

Queste riunioni costanti all’interno della sala conferenze stimolano e facilitano una partecipazione bilanciata di ognuno, spingendo i collaboratori a discutere della strategia del team e a condividere la propria conoscenza e competenza. Spesso queste riunioni diventano un po’ imbarazzanti perché vengono condivise troppe informazioni, spesso personali, ma le intenzioni di Michael sono “pure”.

5 La responsabilità di mediare

Michael, durante la serie, si trova a dover risolvere un conflitto tra due collaboratori: Oscar, il contabile, è stufo di dover vedere ogni mattina il raccapricciante poster di Angela, sua vicina di scrivania.

Il poster incriminato

È inizialmente Toby, del reparto Risorse Umane, a prendersi la briga di risolvere la situazione, e lo fa come d’abitudine: ascoltando la lamentela e inserendola all’interno di un faldone che non verrà mai più aperto.

Ma Michael decide di intervenire e di prendersi la responsabilità di risolvere la diatriba. Egli pensa sia necessario parlarne e risolvere il conflitto, perché le conseguenze di un conflitto non risolto possono essere catastrofiche. Ben detto, Michael.

Seduti nella sala riunioni, i coinvolti iniziano a sfogliare il manuale “Gli attrezzi del mediatore”. Michael decide di seguire il metodo win-win-win e propone una soluzione in linea con l’assurdità della serie: Oscar dovrà portare una maglietta con la stampa del poster, così Angela potrà beneficiare della vista, mentre Oscar, indossandola, non avrà modo di vederlo. E Michael avrà risolto il conflitto con successo. Win-win-win.

Preso dall’entusiasmo, il leader decide di riportare alla luce tutte le lamentele archiviate da Toby. Questo genera il caos, perché riporta in auge problematiche che erano state ormai dimenticate. Michael scopre che la negoziazione non è cosa facile, ma è necessaria per mantenere un ambiente di lavoro sano e positivo e lui deve esserne il responsabile e primo promotore.

6 Prima la crescita, poi i risultati

Michael incoraggia costantemente la sua squadra a guardare avanti, anche all’esterno dell’azienda, se dovesse essere necessario per la crescita individuale. Ci si aspetta che i dirigenti pensino solo al futuro della propria azienda, ai ricavi, guadagni e alla crescita futuri. Ciò che non sempre è chiaro è che una persona che si sente al pieno delle proprie capacità, saprà raggiungere gli obiettivi in modo più efficace ed efficiente, con ampio guadagno dell’azienda.

Michael Scott non distingue nettamente tra vita privata e vita professionale dei propri dipendenti, proprio perché ha creato un ambiente dove essi possono svilupparsi come Persone.

Un leader non è solo un capo, è una guida, un modello di comportamento che può orientare le percezioni e le azioni delle persone che compongono il team. Michael sa (più o meno inconsciamente) che le persone che collaborano alla Dunder Mifflin non sono solo lavoratori, sono individui che si portano dietro il loro fardello di esseri umani. Anche per questo la sua filiale dà ottimi risultati.

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