ConsulenTia 23, parla Conte: “Voglio un’ Anasf dirompente”

Ieri è ufficialmente cominciata ConsulenTia 23 che quest’anno festeggia i dieci anni. L’appuntamento, che nasce per rappresentare tutti i consulenti finanziari, è organizzato dall’Anasf, nel 46esimo anno dalla sua fondazione, e dura fino a domani 16 marzo. Esperienza, credibilità, talento e futuro. A fare da sfondo, gli investimenti. Sintetizzare 10 anni di storia non è certo un esercizio semplice. Soprattutto in una fase tanto complessa della storia e dei mercati, con una guerra sullo sfondo, le tensioni geopolitiche e il fallimento della Silicon Valley Bank di tre giorni fa. Perché questo è un tempo nuovo, il tempo in cui si è dato l’addio al denaro che non costava niente e che aiutava a finanziare i progetti arditi delle start-up con il venture capital. Bluerating.com ha intervistato Luigi Conte, presidente di Anasf.

Come si tratteggia questa edizione?

Non possiamo, a un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina e in presenza di altre tensioni nel globo, non fare il punto della situazione geopolitica e dei suoi impatti sui mercati. Per questo ieri ne abbiamo affidato il compito al professor Paolo Magri, vice presidente dell’ISPI, nel corso del convegno di apertura. La situazione è estremamente complessa ma noi siamo allenati. Siamo sempre ottimisti e razionali, cercando di evitare le spinte emotive. Credo che questo sia il compito dei consulenti.

Che anno sarà il 2023?

Mi auguro che questo sia l’anno della ripartenza. Una ripartenza che vorremmo vedere più consistente rispetto agli ultimi anni. Il rapporto tra consulenti e risparmiatori è sempre più maturo e l’obiettivo comune, a questo punto, è di arrivare a soluzioni condivise. Certo bisogna ancora lavorare ancora molto sull’educazione finanziaria ma il patto tra cliente e consulente è saldo. Lo stiamo verificando proprio in un momento come questo, dove i rischi geopolitici hanno aggiunto un elemento di incertezza in chi risparmia che, mai come ora, ha bisogno di professionisti di fiducia per orientarsi. La vera sfida è come riproporsi in prospettiva. La dimensione della nostra associazione da ora in poi deve essere dirompente, deve fare un ulteriore scatto in avanti, una progressione che lasci il segno.

Cosa ci vuole oggi?

Crescita culturale dei paesi e dei cittadini, consapevolezza. E poi certo tecnologia e innovazione ma la tecnologia è uno strumento e non può essere l’obiettivo. Bisogna pensare e realizzare. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo. Da cittadini responsabili, ma anche da professionisti adeguati ad accompagnare le famiglie verso un futuro che ad occhio nudo sembrerebbe sempre più incerto, ma che con un’attenzione più profonda potrebbe portare a nuove opportunità.

Parliamo della sostenibilità. Il concetto Esg non manca di subire attacchi. Cosa ne pensa?

Si tratta di un tema che dovrà ancora consolidarsi presso il pubblico di risparmiatori. L’obiettivo è che questo accrescimento avvenga con più sensibilità rispetto a oggi, che ci sia una maggiore attenzione sul tema. Ci aspettiamo inoltre trasparenza e chiarezza perché, essendo un tema tanto complesso quanto nuovo, bisogna aiutare il risparmiatore a scegliere con cura e attenzione. Nella quotidianità, quindi, bisognerebbe informare le famiglie italiane su cosa è sostenibile e cosa no. Il nostro è un invito alla responsabilità. I temi ecologici vanno ragionati. Se gli interessi di potere incontrano la transizione ecologica non va bene. Non sprecare risorse significa evitare scelte ideologiche. Ci vogliono scelte  condivise e in esse interagenti.

La Commissione europea intende ridurre i costi della consulenza finanziaria attraverso l’abolizione delle retrocessioni. Qual è la posizione dell’Anasf?

Nulla osta al confronto sulla prospettiva di evolvere il modello. La nostra posizione è contraria al cambio di rotta impositivo: introdurre un divieto in tutta l’UE presupporrebbe che all’interno tutte le situazioni sono sovrapponibili ma non è così. In Italia, ad esempio il modello del tied agent si è irrobustito e rappresenta un riferimento, con una quota di mercato importante conquistata in oltre mezzo secolo di attività. Cerchiamo poi di capire se si tratti davvero di un costo o meno. La trasparenza introdotta dalla Mifid 2, che per molti avrebbe dovuto comportare una fuga dei clienti, in realtà non è avvenuta. Questo perché hanno compreso che non era un costo, ma un investimento. Piuttosto bisognerebbe creare le condizioni affinché il mercato accetti la parcella sulla base della prestazione di servizio. Oggi grazie all’architettura aperta, il tema del conflitto d’interesse su determinati prodotti si limita a poche unità percentuali sul totale della consulenza. Un modello che vieta le retrocessioni tout court potrebbe riportare indietro a modelli a struttura chiusa.

Il futuro dei nuovi consulenti?

Le nuove generazioni hanno necessità di parlare con quelle oggi sul campo. Bisogna riuscire a dialogare e a cambiare linguaggio per rendere questa professione attraente e non perdere talenti.

 

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