Contenuto tratto da www.bluerating.com
Sicuramente quando si parla di Mifid 2, una delle associazioni più immediate è quella con il con il tema della trasparenza dei costi. Volenti o nolenti (a seconda che si guardi all’ideale o al portafoglio), il legislatore ha deciso di calcare la mano sulla necessità di esplicitare gli oneri dovuti dal cliente, evidenziando, anche a livello di reportistica, ciò che rientra nell’ambito della gestione e ciò che invece concerne la distribuzione. Insomma, il re è nudo.
Basta con le sole percentuali, le spese verranno mostrate anche in valore assoluto con la finalità di renderle più comprensibili al risparmiatore. Aggiungeteci poi la scorporazione degli oneri di ricerca da quelli di esecuzione delle transazioni, unitamente alla necessità di giustificare quelli di switch con una valutazione ad hoc sui costi/benefici. E se il tema è quello dei uscite, tutto ciò significa anche più spese per gli intermediari, “gravati” da un notevole incremento della reportistica richiesta.
Ma quali sono esattamente le voci di costo che dovono essere mostrate in maniera dettagliata a partire dallo scorso 3 gennaio 2018? Qui di seguito vi riportiamo un’interessante tabella redatta da Moneyfarm che evidenzia tutti gli elementi in gioco. Fatene buon uso. E preparatevi a fornire le dovute spiegazioni ai vostri clienti.
Costi associati al servizio | Costi associati allo strumento
(sostenuti dal fondo e implicitamente addebitati al cliente nel Nav del prodotto) |
Diritti fissi | Costi di gestione |
Commissioni di sottoscrizione | Costi di uscita |
Costi di transazione quali ritenute fiscali su cedole o dividendi staccati | Commissioni di performance |
Costi incidentali legati servizio | Commissioni della banca depositaria |
Costi ongoing associati al servizio | Costi associati alla compravendita (intermediazione) |
Costi di custodia | Imposta di bollo ed eventuali oneri fiscali |