Asset allocation: ecco dove puntare in questo complicato scenario

Il rendimento totale dei titoli a dieci anni detenuti dal Tesoro USA si avvicina a una perdita di circa il 4% quest’anno, con perdite di capitale che cancellano il reddito da essi fornito. L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine mostra che i mercati si stanno adattando a un livello più elevato legato a cambiamenti strutturali: la politica fiscale statunitense più flessibile, la riallocazione delle risorse nella transizione a basse emissioni di carbonio e la frammentazione geopolitica che tende a riformare le catene di approvvigionamento.

Molte delle economie dei mercati sviluppati sono avviate verso un trend di crescita strutturalmente più debole a causa di grandi forze come l’invecchiamento della popolazione che è destinato a creare problemi legati alla sostenibilità dei sistemi pensionistici e legati all’aumento dei consumi.

L’attività negli Stati Uniti è rimasta stagnante negli ultimi 18 mesi mentre l’economia sembra muoversi su un percorso di crescita inferiore. Gli aumenti apparentemente forti delle buste paga dell’ultimo periodo potrebbero sembrare una buona notizia, ma le aziende si stanno facendo sempre più lente nel riassumere lavoratori dopo la fine della pandemia. Stimiamo che, senza questo forte effetto di recupero, la crescita dei posti di lavoro in realtà rallenterebbe.

Concentrarsi sulla creazione mensile di posti di lavoro riteniamo che in realtà mascheri una tendenza più ampia partita nel 2020: la crescita complessiva dell’occupazione è stata modesta, ma la disoccupazione è comunque inferiore. Ciò dimostra che l’offerta di lavoro è rallentata con l’invecchiamento della popolazione. Riteniamo che possa essere più il vincolo sul lato dell’offerta e quindi la maggiore rigidità del lavoro, più che un’economia forte che determinerà i dati futuri.

Per quanto riguarda i mercati finanziari, vediamo rendimenti a lungo termine sostanzialmente in linea con le nostre attese, ma riteniamo che le azioni non riflettano ancora pienamente tassi ufficiali più elevati per un periodo più lungo.

Ecco perché riteniamo sia fondamentale sfruttare gli impatti settoriali e aziendali del cambiamento che si va profilando all’orizzonte in questo difficile contesto macroeconomico. Si tratta quindi di identificare i catalizzatori, vedere come interagiscono tra loro e scoprire i probabili beneficiari non ancora scontati dai mercati.

Allungando l’orizzonte temporale, vediamo altre grandi forze che si intersecano e creano grandi cambiamenti nella redditività tra economie e settori. Per esempio, il potenziale in tutto il sistema energetico nel passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio. La sanità, il tempo libero e le aziende con prodotti e servizi per gli anziani potrebbero invece trarre vantaggio dai mercati sviluppati man mano che le persone invecchiano. Ma vediamo anche il panorama finanziario USA in rapida evoluzione e pronto a creare opportunità nel credito privato, visto che le banche tendono a frenare i prestiti.

Nelle prossime settimane sarà importante seguire la reazione del mercato alla geopolitica. Per quanto riguarda i tassi, ci sembra che la classica risposta iniziale di “rifugio sicuro” sembra essere ostacolata dai timori che un potenziale shock dell’offerta di materie prime possa rilanciare l’inflazione principale e limitare la capacità dei banchieri centrali di tagliare i tassi in una fase di ribasso. Riteniamo comunque che l’attuale 5,50% possa essere il tasso terminale dei fondi federali.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

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