Investimenti: l’outlook per i prossimi mesi di Plenisfer Investments SGR

“I mercati considerano la lotta all’inflazione come quasi vinta, ma noi rimaniamo meno ottimisti in questa nuova era di tassi “higher for longer”, ricordandoci che l’inflazione resta una variabile economica molto volatile che procede a ondate, e che in passato ha richiesto tassi reali molto più alti di quelli attuali negli Stati Uniti: fattori persistenti come le dinamiche salariali, gli squilibri nella domanda e nell’offerta di materie prime strategiche e i recenti sviluppi delle catene globali del valore (come la rilocalizzazione di alcune attività) contribuiranno a mantenerla più alta del previsto, da qui fino alla fine del 2023″. Ad affermarlo sono gli strategist di Plenisfer Investments SGR, che di seguito illustrano il loro outlook trimestrale.

Sul lato azionario, riteniamo che nei prossimi mesi il rischio equity sia da tenere sotto controllo e da gestire con cautela perché il 2024 potrebbe essere un anno di debolezza economica. Il team di gestione rimane orientato su società che beneficeranno del nuovo paradigma di mercato, caratterizzato da un rialzo strutturale del costo del denaro e dalla necessità di riconvertire parte della catena di approvvigionamento globale, specie sul fronte energetico. In particolare, la scarsità strutturale dell’offerta nel comparto delle materie prime utilizzate nella transizione energetica, rappresenta un tema chiave per le tesi d’investimento di lungo periodo. Infatti, nel nostro portafoglio le allocazioni in focus rimangono quelle del settore energetico, dei titoli industriali e delle materie prime.

La nostra attenzione al momento si focalizza proprio sui prezzi delle commodities, in particolare del petrolio. Il rialzo dei costi dell’energia, che molti stanno sottostimando, inciderà sul reddito disponibile e quindi sulla crescita nel 2024. Non crediamo in un no landing, anche se al momento sta diventando la narrativa centrale dei mercati, perché nonostante il rialzo dei tassi di interesse sia l’economia Usa che le Borse hanno tenuto bene, per ora.  A fronte di una politica monetaria restrittiva, gli Usa hanno realizzato una politica fiscale molto espansiva, che difficilmente porterà ad una recessione in uno scenario in cui si assiste ad una manovra fiscale così ingente. Il che potrebbe non escludere una eventuale recessione nel 2024, che sarà un anno di elezioni per le presidenziali americane: bisogna anche tenere presente gli effetti ritardati della politica monetaria.

Sempre in abito azionario, rimaniamo focalizzati su opportunità legate a tematiche come:

  • titoli petroliferi, che stanno investendo nella transizione energetica o nelle tecnologie di cattura delle emissioni;
  • l’uranio, perché guardiamo al nucleare come ad una buona soluzione nel lungo periodo per risolvere il problema delle sostituzioni delle fonti energetiche tradizionali;
  • il reshoring, con la riorganizzazione delle filiere della logistica, investendo in particolare in società che ottimizzano la logistica o robotizzano l’agricoltura.
  • l’intelligenza artificiale, anche se è stato un tema centrale nel rally tecnologico del primo semestre: pensiamo di essere solo all’inizio di una nuova trasformazione tecnologica e cerchiamo di capire come l’AI possa impattare sui business già esistenti. Un esempio è la società giapponese Advantest, una delle due al mondo a realizzare test per le società che forniscono semiconduttori. Questo esempio ben rappresenta il nostro approccio orientato a cavalcare trend secolari e idee di investimento non mainstream.

Passando al fronte obbligazionario, vediamo buone opportunità in Europa: siamo in particolare interessati sia al settore finanziario che a quello energetico. I titoli corporate Usa ci sembrano più rischiosi perché lo spread non riflette il rischio del rallentamento dell’economia americana. Il nostro portafoglio possiede anche una componente obbligazionaria importante sui Paesi emergenti oltre che sugli energetici globali. In particolare, sugli emergenti vediamo opportunità in America Latina dove si possono trovare emissioni in dollari che rendono il 6/7%, valori competitivi rispetto all’azionario. Paesi come Messico e Brasile hanno avuto rendimenti superiori a quelli dei mercati obbligazionari occidentali per la loro tenuta economica e non hanno abbassato a zero i tassi, difendendo la forza delle loro valute.

Infine, l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente a seguito dell’attacco terroristico nei confronti di Israele rischia di aprire un nuovo fronte di guerra e di rischio geopolitico, con possibili ripercussioni sul prezzo del petrolio e sugli asset rischiosi.

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