Giappone: uno slancio economico destinato a durare a lungo

Il Giappone sta finalmente entrando in quella fase di slancio sostenuto che molti si aspettavano da tempo, o si tratta di un entusiasmo passeggero che sarà seguito ancora una volta da un periodo di crescita stagnante? Ecco di seguito la view di Daisuke Nomoto, Global Head of Japanese Equities di Columbia Threadneedle Investments.

Riteniamo che il prossimo decennio sarà caratterizzato da numerosi fattori in grado di determinare un cambio di paradigma. Innanzitutto, il passaggio dalla deflazione all’inflazione dovrebbe giovare a consumatori e imprese, inaugurando una nuova era di crescita economica. A questo si aggiungono le riforme nell’ambito della corporate governance: gli annunci della Borsa di Tokyo (TSE) nel corso del 2023 hanno indotto le imprese giapponesi a migliorare l’allocazione del capitale e a prestare maggiore attenzione ai rendimenti per gli azionisti. Inoltre, il nuovo programma di esenzione fiscale degli investimenti o “NISA” dovrebbe provocare un cambiamento strutturale negli acquisti di azioni giapponesi da parte degli investitori retail, incrementando i flussi di investimento interni.

Dalla deflazione all’inflazione

Il Giappone è da anni sinonimo di deflazione: i “decenni perduti” che si sono susseguiti a partire dalla fine degli anni ’90, determinati da un periodo prolungato di deflazione, hanno compromesso la spesa per i consumi e la crescita economica per quasi 30 anni. Oggi, a fronte del graduale aumento dei prezzi, i consumatori potrebbero cominciare a incrementare gli acquisti, smettendo di posticiparli; un cambio radicale di rotta rispetto alla precedente mentalità deflazionistica in cui le imprese proteggevano i consumatori dall’aumento dei costi e subivano un calo dei margini.

L’inflazione in Giappone resta moderata nonostante il rialzo

Fonte: Citi, inflazione, variazione % su base annua dei prezzi al consumo, ottobre 2023

Le pressioni inflazionistiche si ripercuotono anche sulle dinamiche del mercato del lavoro giapponese, spingendo le imprese a migliorare la propria redditività e costringendole a pagare salari più elevati per assicurarsi il capitale umano necessario. In generale, il mercato del lavoro sarà caratterizzato da una maggiore mobilità, dovuta alla spinta inflazionistica che finirà per eliminare le principali strozzature strutturali che hanno ostacolato l’economia giapponese finora. La mobilità del lavoro è un tema politicamente spinoso in Giappone, data la stigmatizzazione sociale che circonda l’instabilità occupazionale. I lavoratori preferiscono un impiego stabile a un salario più alto; per questo motivo i tentativi di riforma del mercato del lavoro hanno sempre determinato un calo di fiducia verso il Governo. Tuttavia, la recente risalita dell’inflazione e la debolezza dello yen stanno determinando un cambio di mentalità tanto nelle imprese quanto nei lavoratori. Per tutto il 2023 gli investitori si sono domandati se le pressioni sui costi, le condizioni tese sul mercato del lavoro e l’evoluzione delle politiche pubbliche avrebbero concorso ad alleviare la deflazione giapponese. Questa ipotesi si sta oggi concretizzando.

Riforma della corporate governance

Dal 2012 le autorità di governo e gli organismi di regolamentazione hanno introdotto diverse riforme nel campo della corporate governance che, pur andando nella giusta direzione, non hanno suscitato grandi risposte da parte delle aziende. Solo all’inizio del 2023,  quando la TSE ha esortato le società quotate con un basso rapporto prezzo/valore contabile a migliorare le proprie valutazioni, molte aziende hanno adottato misure volte a generare valore in modo duraturo. Queste misure hanno assunto molte forme: i riacquisti di azioni hanno raggiunto un massimo storico, i dividendi hanno registrato un aumento su base annua e la spesa per operazioni di fusione e acquisizione (M&A) è cresciuta. Oltre alle misure attuate di recente per incrementare la redditività del capitale proprio (ROE) nel breve termine, le aziende stanno anche adottando strategie di espansione a lungo termine incentrate su investimenti organici e inorganici finalizzati a produrre una crescita sostenibile, ad esempio investendo in ricerca e sviluppo (R&S) e capitale umano.

Il ROE del Giappone si sta avvicinando ai livelli di Stati Uniti ed Europa

Fonte: CLSA, Microstrategy, dicembre 2023

Un ulteriore impulso al ROE giungerà anche dalla liquidazione delle partecipazioni incrociate. L’arcaica struttura azionaria del paese costituisce da tempo un ostacolo all’efficienza del capitale; situazione che dovrebbe cambiare in quanto un numero sempre maggiore di imprese stan migliorando la propria trasparenza, in risposta alla richiesta delle autorità di regolamentazione, specialmente per quanto concerne le partecipazioni incrociate e il razionale. Se tutte le società del Tokyo Price Index (TOPIX) cedessero le loro partecipazioni azionarie e utilizzassero i proventi per finanziare il riacquisto di azioni proprie, a parità di altre condizioni il ROE medio dell’indice potrebbe salire dal 9,9% al 12,2%. Le imprese hanno di fatto già cominciato a sbarazzarsi delle loro partecipazioni: il numero mediano di partecipazioni azionarie per azienda nel TOPIX è diminuito del 30% circa negli ultimi 10 anni. Se i proventi derivanti dalle cessioni di azioni continueranno ad essere investiti nella crescita o restituiti agli azionisti il valore azionario non potrà che migliorare. Ci aspettiamo che questo processo di liquidazione cruciale per l’economia acceleri nel corso del 2024.

Incremento dei flussi di investimento interni

A coronamento della riforma della corporate governance e del ritorno dell’inflazione, il governo giapponese sta aggiornando il suo programma di esenzione fiscale degli investimenti, il NISA, che vedrà un ampliamento degli scaglioni al fine di  migliorare i bassi tassi di investimento della popolazione giapponese e contribuire a rivitalizzare l’economia. In un contesto di inflazione più elevata, infatti, soprattutto i giovani stanno cominciando a ricercare opportunità di investimento, favorendo quindi un passaggio strutturale delle famiglie giapponesi dal mero risparmio all’investimento. Grazie al NISA, l’azionario nipponico potrebbe beneficiare di afflussi annuali per circa 14 miliardi di dollari; questo dato presuppone che  crica il 40% dei nuovi flussi di denaro si riversi sul mercato azionario giapponese direttamente o attraverso fondi di investimento. Solo nel quarto trimestre del 2023 gli acquisti retail di fondi di investimento incentrati sull’azionario giapponese hanno superato del 38% quelli di veicoli investiti all’estero. Se anche gli investitori istituzionali giapponesi, quali assicurazioni e fondi pensione, seguissero la stessa tendenza spostando le proprie esposizioni dall’obbligazionario in yen alle azioni nazionali, gli effetti positivi sul mercato azionario giapponese sarebbero ancora maggiori.

In aggiunta, il Giappone non è più considerato una potenziale minaccia per gli Stati Uniti e i suoi alleati, in quanto persegue una politica estera pacifista e costruisce solidi legami economici e di sicurezza con altre potenze regionali. Ciò contribuisce a creare un contesto socio-economico stabile, così come le partnership tecnologiche con Taiwan e la diversificazione delle esposizioni rispetto alla Cina rendono oggi il Giappone un’opportunità di investimento sempre più appetibile per gli investitori esteri. In sintesi, il Giappone è entrato in un decennio di profonda trasformazione e rappresenta un’opportunità di investimento a lungo termine sempre più interessante per gli investitori attivi. politiche pubbliche lungimiranti, insieme a un circolo virtuoso di aumenti salariali e inflazione, e flussi crescenti di capitali a sostegno della crescita e degli investimenti stanno contribuendo a ridare slancio alla terza economia mondiale, caratterizzata oggi da una combinazione di padronanza tecnologica, infrastrutture consolidate e stabilità economica. Per queste ragioni, siamo particolarmente entusiasti rispetto al panorama degli investimenti in Giappone nel decennio a venire.

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