Asset allocation: oltre “value” e “growth” conta far crescere gli utili

“Non sorprende che negli ultimi cinque anni, segnati da una pandemia, da guerre, inflazione e alti costi di finanziamento, si sia assistito a una forte rotazione sui mercati azionari sulla base di considerazioni di tipo geografico, settoriale e tematico. Anche i cosiddetti “fattori di stile” sono stati al centro dell’attenzione. Ma riteniamo che questa rotazione sia ormai ampiamente superata”. Parola di Rory Powe, global equities portfolio manager di Man Group, che di seguito spiega nel dettaglio la view.

Ma, soprattutto, ci aspettiamo una significativa divergenza nell’andamento delle quotazioni azionarie tra le società, quasi a prescindere dalla loro “appartenenza” ad un determinato stile (ad esempio growth vs. value) o a un settore. In altre parole, la performance borsistica sarà probabilmente sempre più determinata dalla capacità delle aziende di navigare in acque agitate. Abbiamo ragione di credere che la dispersione stia per assumere un ruolo ancora più importante. Perché? La crescita degli utili è stata favorita negli ultimi anni da un’esplosione del potere di determinazione dei prezzi delle imprese, che si è sommata a una ripresa della domanda post-pandemia. L’aumento dei prezzi e la crescita dei volumi si sono combinati per incrementare ricavi e margini grazie alla leva operativa.

Le aziende hanno esaurito il potere di determinazione dei prezzi

Di fronte all’aumento dei costi dei fattori produttivi, le aziende hanno voluto non solo difendere i loro profitti lordi, ma anche i loro margini lordi, citando circostanze eccezionali. Con una crescente resistenza da parte dei consumatori e una sempre maggiore evidenza dell’elasticità della domanda in un’economia in fase di stallo, il potere di determinazione dei prezzi è ormai ampiamente esaurito. Persistono tuttavia le pressioni sui costi, soprattutto per quanto riguarda la manodopera, dove la carenza di competenze è sempre più strutturale piuttosto che ciclica. Ci aspettiamo quindi che l’erosione dei margini freni la progressione degli utili nel nostro universo azionario. Anche i costi del debito non si alleggeriranno sotto la linea dell’EBIT in un contesto di tassi stabili.

Nel frattempo, le società operano in un mondo geopoliticamente difficile, dove le forze della de-globalizzazione o multipolari hanno già portato a una crescita asincrona. Una presidenza Trump non farebbe che accentuare questo contesto.

Dato che non possiamo contare su valutazioni azionarie più elevate, soprattutto in questi tempi di incertezza, dobbiamo invece guardare alla crescita degli utili come futuro motore dei rendimenti azionari. Tuttavia, come abbiamo detto, sarà difficile trovare un’espansione robusta e ripetibile degli utili.

Quali sono le caratteristiche che permetteranno alle aziende di trovarsi dalla parte giusta della probabile biforcazione tra vincitori e vinti in un mondo sempre più darwiniano?

Aziende in controllo del proprio destino

Si tratterà di aziende in controllo del proprio destino e che fanno poco affidamento sulla macroeconomia. L’espansione delle quote di mercato sarà cruciale. Per alcune aziende è parte del loro DNA esibire un vero e proprio potere di determinazione dei prezzi quando altre lo stanno perdendo, grazie a offerte di prodotti o servizi altamente innovativi che portano vantaggi misurabili ai loro clienti. Alcuni esempi: Il nuovo strumento litografico NXE 3800E di ASML ha una produttività di 220 wafer all’ora, con un incremento del 37,5% rispetto al suo predecessore. Ferrari ha appena presentato la 12Cilindri, l’erede della 812 Superfast, che ha un prezzo superiore di quasi il 30% grazie al design rinnovato, agli interni di nuova generazione e alla maggiore potenza. Le divisioni Dermatological Beauty e Luxe di L’Oréal sono all’avanguardia nello sviluppo di sieri e formule di alta qualità per la cura della pelle. Le innovazioni di queste divisioni si ripercuotono a cascata sulla divisione più grande, quella che si occupa del mercato di massa, sostenendo l’aumento della dimensione premium del brand che porta sia miglioramenti dei mix dei prodotti che prezzi di vendita più elevati.

Agilità e presenza geografica ampia

Altre qualità importanti saranno l’agilità e un’ampia presenza geografica delle aziende: quelle che dipendono troppo da una sola regione saranno vulnerabili in un contesto globale non sincronizzato, caratterizzato da controversie commerciali e volatilità valutaria. Sia i ricavi che la produzione devono essere diversificati su più mercati. Un buon esempio è la rapidità con la quale L’Oréal ha dirottato  i propri investimenti pubblicitari e promozionali dalla Cina, in fase di rallentamento, all’Europa. Una destrezza sostenuta dal fatto che tre quarti di questi investimenti in comunicazione sono ora digitali. Un altro esempio è rappresentato dalla struttura decentralizzata di Assa Abloy, che consente ai suoi country manager di eliminare rapidamente i costi del business quando si verifica un calo della domanda locale.

Gli investitori fanno bene a cercare aziende che hanno la forza finanziaria per essere in grado di reinvestire nei loro punti di forza competitivi, rafforzando così la loro capacità di creare valore che ha caratterizzato i loro risultati storici. Un esempio è quello di Novo Nordisk, azienda produttrice di farmaci per il diabete e per la perdita di peso, che ha aumentato gli investimenti di sette volte negli ultimi tre anni, così da ampliare il suo vantaggio competitivo e soddisfare con successo la crescente domanda per i suoi prodotti.

In sintesi, le aziende vincenti in un nuovo panorama quasi darwiniano saranno quelle in grado di controllare la propria crescita, di avere un reale potere di determinazione dei prezzi, di dimostrare agilità e di mantenere una presenza geografica ampia.

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