Asset allocation: come posizionarsi in mercati divenuti più volatili

Ci troviamo in mercati caratterizzati da maggiore volatilità, come ci aspettavamo. Riteniamo che questo provochi spostamenti di valutazione più frequenti tra le classi di attività. Le valutazioni potrebbero tuttavia non sempre portare a risultati a breve termine. Ma contano quelli a lungo termine.

Anche l’economia si trova in un nuovo regime più volatile, in cui i rischi macroeconomici sono elevati e le valutazioni cambiano più rapidamente. Diventa quindi importante valutare gli investimenti su un orizzonte strategico di cinque anni o più, considerato che la performance a breve termine può essere guidata da altri fattori. Inoltre riteniamo importante per gli investitori avere un approccio granulare per meglio scoprire le opportunità offerte.

Per quanto riguarda le azioni dei mercati emergenti, non riteniamo che i prezzi attuali riflettano il loro “valore equo” in un orizzonte strategico a lungo termine. La differenza nei premi per il rischio azionario – un indicatore del rendimento in eccesso che gli investitori ricevono per il rischio di detenere azioni rispetto alla liquidità – tra le azioni dei mercati emergenti e dei mercati sviluppati è cresciuta al livello più ampio degli ultimi quattro anni, riflettendo quindi valutazioni relative dei mercati emergenti più convenienti.

Dietro la copertura del nostro sovrappeso strategico sui titoli dei mercati emergenti, restiamo comunque selettivi. Sebbene le sfide strutturali della Cina permangano, riteniamo che siano ampiamente comprese dai mercati e riflesse nelle valutazioni. I mercati emergenti ricchi di risorse naturali e di input della catena di approvvigionamento, trarranno infatti vantaggio dalla frammentazione geopolitica, trasformandoli in partner commerciali multi-allineati. La divergenza demografica inoltre favorisce la maggior parte dei mercati emergenti – dove la popolazione nazionale in età lavorativa è ancora in crescita – rispetto ai Paesi sviluppati con un bacino di lavoratori stabile o in contrazione.

Rimaniamo neutrali, ma selettivi, sui titoli azionari dei mercati sviluppati e vediamo ragioni per apprezzare le azioni giapponesi. Il tanto atteso ritorno dell’inflazione in Giappone migliora le prospettive per i profitti aziendali poiché le aziende possono aumentare i prezzi su prodotti e servizi mentre l’aumento dei salari è destinato a sostenere la spesa dei consumatori. Anche le riforme aziendali in corso volte ad aumentare il valore per gli azionisti sottolineano la nostra opinione. Privilegiamo un’allocazione al Giappone superiore al benchmark in un orizzonte strategico di lungo periodo.

Quest’anno, l’accresciuta sensibilità del mercato ai dati economici ne ha alimentato la volatilità, soprattutto per quanto riguarda i titoli di Stato. L’IPC statunitense ha mostrato un rallentamento dell’inflazione come previsto, anche se prevediamo che l’inflazione si stabilizzerà intorno al 3% nel lungo termine. Il modo in cui l’inflazione e la politica della banca centrale si evolveranno da qui in poi varierà da regione a regione. Ci aspettiamo per esempio che i tassi ufficiali scendano più nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Questa dinamica rende i rendimenti dei titoli di Stato britannici più attraenti rispetto ad altri titoli di debito dei mercati sviluppati. Nei Paesi sviluppati manteniamo invece la nostra preferenza per le scadenze a breve rispetto a quelle a lungo termine.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

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