Pil Italia: Goldman Sachs vede nero, Draghi in campo?

Pil italiano, crollo in arrivo

Di quanto crollerà il Pil italiano? Nessuno sa dirlo con certezza, dipendendo dalle misure prese dal governo (in particolare dalla loro durata), dall’andamento delle diverse filiere produttive e distributive e dai comportamenti assunti da tutti noi come lavoratori, consumatori e cittadini. Ma le prime stime iniziano a circolare e non sono, come si temeva, confortanti.

Gualtieri spera di limitare il calo al 5%-7%

Le cifre che filtrano dal ministero dell’Economia e finanze, un calo tra il 5% e il 7% nell’arco dell’intero 2020, sono ritenute fin troppo “ottimistiche” da più di un esponente politico, tanto che non si esclude che possa essere varato, entro l’estate, un governo “d’unità nazionale” guidato da un tecnico dello spessore di Mario Draghi, il cui mandato alla Bce si è concluso lo scorso novembre e che apparire la sola figura in grado di trattare in Europa aiuti e deroghe per un debito/Pil che certamente supererà il 140% a fine anno.

Goldman Sachs pessimista: -11,6% a fine 2020

La peggiore delle ipotesi è quella formulata da Goldman Sachs in questi giorni: se a metà marzo la banca americana stimava una caduta del Pil italiano del 3,4% nel 2020, la stima è stata poi ulteriormente ribassata a -11,6%, con un deficit/Pil che balzerebbe al 10% e un debito/Pil che appunto rischierebbe di volare (complice un contemporaneo innalzamento del numeratore e contrazione del denominatore) anche tra il 150% e il 160%. Lo scenario per Goldman Sachs è severo anche per Spagna (-9,7% la variazione del Pil 2020 prevista ora), Germania (-8,9%), Francia (-7,4%), Eurozona (-9% in media) e persino Gran Bretagna (-7,5%).

Draghi metterà in riga i “falchi del Nord”?

La debolezza italiana è accentuata dalla dipendenza dalle esportazioni e da settori come il turismo (che da solo pesa per il 13% del Pil) e i consumi fuori casa che rischiano di veder evaporare per molti mesi pressoché l’intero fatturato. Per questo servirà uno sforzo straordinario per evitare che l’Italia e il suo debito pubblico facciano la fine della Grecia nel 2011. Chi meglio di Draghi, dunque, per ricordarlo ai “falchi del Nord” come Olanda e Finlandia, la somma dei cui Pil arriva a malapena alla metà di quello italiano.

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