Manovra Italia, esagerata la reazione dei mercati

A cura di Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders
Ieri il Governo ha rivelato la manovra di bilancio del 2019, con cui ha disatteso la proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria.  Quest’ultimo aveva raccomandato un deficit dell’1,6% del Pil, livello che avrebbe incontrato il favore della Commissione Europea, mentre il target è stato fissato al 2,4% del Pil, per far fronte alle promesse pre-elettorali.
L’Italia ora è in rotta di collisione con la Commissione Europea, che valuterà le leggi di stabilità di tutti gli Stati membri a partire dal 15 ottobre. È molto probabile che chieda all’Italia di abbassare il target, anche se non ha il potere per costringere le autorità a farlo. Il Governo italiano indicherà il caso della Francia, che intende oltrepassare il target precedente del 2019 e ora punta anch’essa a un deficit al 2,4% del Pil. La Commissione Europea probabilmente riuscirà a persuadere il Governo italiano a rivedere lievemente il target, ma il comportamento francese non è di aiuto.
Il crollo dell’azionario e dell’obbligazionario in scia all’annuncio
La reazione iniziale dei mercati è stata negativa. Il Ftse MIB è sceso di quasi il 4% in mattinata, con i titoli bancari particolarmente in sofferenza, in quanto sono tra i detentori principali del debito governativo italiano.
Lo spread tra Btp e Bund a 10 anni si è allargato di circa 30 punti base. Tuttavia, il differenziale resta a un livello ben inferiore al picco dell’estate, quando l’incertezza per il bilancio 2019 e i rumors di un allontanamento del Ministro delle Finanza spinsero lo spread su massimi che non si toccavano dal 2012.
Questo periodo di timori seguì la formazione della coalizione di Governo populista. I due partiti che la compongono, la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle, hanno unito le forze trovando un accordo su un programma fiscale che, se implementato nella sua interezza, probabilmente gonfierebbe il deficit di bilancio dell’Italia di circa il 5%, portandolo intorno al 6,6%, nel giro di 2-3 anni. Le politiche promesse includono l’abolizione del rialzo dell’IVA pianificato, l’introduzione della flat tax, un condono fiscale, il reddito minimo di cittadinanza e una riforma delle pensioni.
Guardando avanti, la piccola espansione (0,8% del Pil) annunciata nel bilancio 2019 non è in alcun modo disastrosa, in quanto, tenendo conto di crescita e inflazione, l’Italia dovrebbe registrare un calo del debito/Pil il prossimo anno. La Commissione Europea protesterà contro questo slittamento fiscale nei prossimi mesi, ma i mercati probabilmente saranno sollevati dal fatto che il Governo ha portato avanti solo una parte delle promesse in manifesto. La piena implementazione di tali promesse avrebbe comportato un rialzo molto più elevato dei rendimenti dei bond e un rapido deterioramento delle finanze pubbliche.
Una reazione esagerata da parte dei mercati
Nel breve termine, ci aspettiamo che gran parte degli investitori torneranno a sostenere l’Italia. Nonostante tutte le turbolenze, il Governo mira ad allentare leggermente la politica fiscale e in una fascia tollerata dai mercati. Inoltre, i rendimenti offerti dall’Italia saranno difficili da ignorare, soprattutto quando gli investitori europei si troveranno ad avere poche altre occasioni di ottenere guadagni decenti. Ci aspettiamo che lo spread tra i bond italiani e quelli tedeschi si riduca nei prossimi mesi e che il flusso di notizie diventi più neutrale.
Assisteremo probabilmente al ritorno di un senso di calma, anche se il problema continuerà a persistere. Il Governo italiano non è diventato improvvisamente una coalizione di conservativi con idee fiscali liberali. La pantomima politica probabilmente si ripeterà ancora di questi tempi l’anno prossimo, quando si starà lavorando al bilancio 2020. Intanto, l’Italia rimarrà vulnerabile a qualsiasi colpo alla crescita, che sia di tipo ciclico o che si tratti di uno shock.
Sul lungo termine, siamo ancora preoccupati della sostenibilità dei finanziamenti pubblici italiani. Dati demografici poco incoraggianti, l’assenza di investimenti e una debole crescita della produttività causeranno probabilmente una stagnazione dell’economia che durerà per i prossimi decenni. Il debito probabilmente diventerà un problema ed essendo bloccata all’interno dell’unione monetaria, l’Italia non ha la possibilità di svalutare la moneta o di manipolare i rendimenti dei propri Titoli di Stato.
Le preoccupazioni di lungo termine continueranno ad esistere, ma nel breve periodo il mercato sembra aver avuto una reazione eccessiva.

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