Dollaro in rialzo, azionario europeo in discesa

A cura di Giuseppe Sersale, strategist Anthilia Sgr

Un FOMC pressochè privo di spunti rilevanti è stato comunque seguito, venerdi sera, da un round di prese di beneficio a Wall Street, corredato da outperformance di difensivi vs ciclici. La correzione finale lascia comunque la performance settimanale dell’S&P 500 su livelli lusinghieri (+2.1% dopo il +2.4% della settimana precedente). Decisamente meno brillante la performance settimanale dell’Eurostoxx 50 (+0.5%).
La seduta di ieri è partita con un sentiment cautamente positivo in Asia: infine, l’azionario cinese (small caps in particolare) ha reagito all’ondata di misure a supporto varate dalle autorità, sia sul fronte monetario (vedi schema in 3 moduli annunciato dalla PBOC la scorsa settimana) che fiscale. Su questo secondo pilastro, apparentemente, è in arrivo altro stimolo.
Il Ministro delle Finanze cinese Liu Kun ha annunciato l’intenzione di aumentare gli sgravi fiscali per le aziende, in particolare quelle di dimensione medio piccola. Di qui il colpo di coda di Shanghai, che ha avuto un modesto impatto sul resto degli indici dell’area, rimasti tutti più o meno nei pressi della parità ad eccezione di Mumbai, forse innervosita dal rimbalzo del petrolio. Infatti, la decisione dell’ Arabia Saudita di tagliare di 500.000 barili la produzione a Dicembre ha causato – per ora – una busca interruzione della serie negativa dell’ oil (10 sedute).
Peraltro, il sentiment positivo delle prime ore di contrattazione, testimoniato anche dal rimbalzo di 0.4% dei future sull’S&P 500, è rapidamente evaporato con l’apertura della seduta europea.
Vari motivi possono essere indicati per questa neanche tanto graduale involuzione del mood.
** Sulla Brexit, il newsflow diventa sempre più confusionario. Il progetto di accordo con l’EU perde supporto tra i Conservatori, e ciò senza che nemmeno sia chiarito che tipo di schema sarà usato per il  confine tra le 2 Irlande.
** Sul fronte manovra italiana, alla vigilia della scadenza del termine per l’invio della manovra a Bruxelles, il Governo è ancora determinato a tenere il 2.4% di deficit (limite massimo), a cui eventualmente si parla di aggiungere meccanismi correttivi. Si è parlato di una correzione al ribasso delle stime di crescita, ma in assenza di una modifica del resto dei numeri, sembra un esercizio che non sta in piedi.
** Anche le news su Carige hanno forse contribuito ad agitare il panorama bancario italiano (Sospensione del titolo e comunicazione di aumento di capitale da 400 mln e lancio di subordinato a breve per importo simile, con garanzia del Fondo Interbancario.
Qualunque sia il motivo, l’iniziale rimbalzo degli indici è stato rapidamente corretto, e il marginale restringimento dello spread osservato ai primi scambi ha lasciato il campo ad un allargamento a sua volta moderato, ma caratterizzato da una tendenza della parte breve italiana a sottoperformare. Pesantissimo l’€, sceso sotto il livello d 1.13 vs $ per la prima volta da giugno 2017.
Gli operatori hanno attribuito il grosso del calo alla reazione della Sterlina alle news sul fronte Brexit. Ci sta che questo sia stato il catalyst, aggravato dalla rottura del supporto a 1.1310, che avrà provocato una cascata di stops. Detto questo, personalmente, osservo che il movimento della divisa unica, nell’ultimo periodo, sembra in realtà parte di un quadro generale coerente con un marcato deterioramento delle attese di crescita dell’Eurozone, quadro che comprende
** il vistoso derating dell’azionario continentale (multiplo Stoxx 600 passati da 14.80x di fine settembre all’attuale 13.9) nonostante earnings tutto sommato accettabili.
** La sottoperformance dei settori ciclici
** Il recente ritorno a comprimersi dei tassi core.
Un indizio in tal senso è costituito dal fatto che a tratti l’€ ha performato peggio della sterlina, e chiude la seduta a -0.8% vs -0.9% del Pound. Un margine un po’ ridotto, per considerare il primo zavorrato dalla seconda.
La verità è che gli ultimi dati europei, PMI in testa, hanno sollevato parecchi dubbi sulla tenuta della ripresa europea, anche se in realtà la Germania, protagonista insieme all’Italia del rallentamento più marcato, sta dando qualche segnale positivo.
Restando in tema di macro, la Produzione Industriale italiana di settembre ha mostrato un calo inferiore alle attese. Purtroppo, è a ottobre che i PMi si sono inabissati.
Al sentiment generale, non ha giovato la comparsa sul WSJ di un pezzo recante indiscrezioni che gli USA starebbero allargando il fronte contro la Cina, con un piano per ostacolare il furto di proprietà intellettuali mediante controlli alle esportazioni, inchieste ed altri strumenti. In realtà, superata l’overture allarmistica, il pezzo indica che l’Amministrazione spera di poter utilizzare in altri casi strumenti già usati contro un azienda cinese di semiconduttori.
Ieri in US era la giornata del Veterano, e nonostante Wall Street fosse aperta, è probabile che si sia recato in ufficio un numero assai inferiore di operatori (il mercato dei bonds era chiuso). Ciò ha forse sottratto liquidità, esaltando le oscillazioni degli indici. Sta di fatto che, complice il warning di un importante fornitore dell’indotto di Apple, le vendite a Wall Street sono riprese in forze, con particolare focus sui semiconduttori e tecnologia varia, e ciò a aggiunto pressione ai già traballanti asset europei.
Per l’azionario continentale si è quindi trattato di un inizio settimana marcatamente negativo, particolarmente sofferto per il Dax, nonostante i nuovi minimi per l’€ (vedi discorso sul deterioramento delle attese di crescita). A fine seduta, l’allargamento dei BTP resta modesto, in particolare alla luce dell’incombere delle aste di domani (fino a 5.5 bln su 3 linee, 3,7 e 20 anni), che giungono in una fase delicata (oggi tra vertici informali e smentite non si ha un quadro preciso di cosa sia avvenuto)
Sfrondata dall’impatto emotivo di alcune variazioni (Apple -4%, GE -5% ai minimi dal 2009) la price action dell’S&P si sta al momento più o meno rispettando quanto indicato nel quadro tecnico illustrato nel pezzo di mercoledi scorso.  Dopo essere rimbalzato dell’8% dai minimi, l’indice sta testando di nuovo la media mobile a 200 giorni. Perchè le prospettive restassero buone, sarebbe meglio che, tra oggi e domani, il test si risolvesse positivamente, ma diciamo che il quadro torna marcatamente negativo solo con una nuova chiusura sotto 2.700 punti.
Per il resto della settimana gli appuntamenti macro principali sono la presentazione della manovra italiana a Bruxelles oggi, con risposta entro il 26, e mercoledi l’atteso GDP tedesco del terzo trimestre (sarà zero? sarà negativo?) seguito da quello Eurozone. Mercoledi abbiamo anche i dati macro cinesi di ottobre. Giovedi abbiamo le retail sales di ottobre in US, insieme con Philly Fed e NY Empire Fed di novembre. Venerdi chiudiamo con la produzione industriale US di ottobre

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