L’ad Sergio Marchionne ha confermato l’intenzione di voler separare le attività non auto (oggi facenti capo a Iveco e Cnh) entro l’anno (“se lo scenario macro sarà stabile”, ha precisato) in una società che sarà rinominata Fiat Industrial e che verrà quotata a Milano. Il resto delle attività confluiranno nella nuova Fiat, che beneficerà delle sinergie con Chrysler. Con la transazione – che, ha precisato, “non danneggia i diritti degli azionisti” – ad ogni titolare di azione Fiat verrà assegnata un’azione della nuova Fiat e un’azione della Fiat Industrial. L’operazione potrebbe comportare un finanziamento intersocietario tra le due società “i cui piani di ripagamento – ha precisato Marchionne – non supereranno i 12 mesi”. John Elkann rimarrà presidente di Fiat Auto e Sergio Marchionne amministratore delegato (oltre che presidente di Fiat Industrial). Elkann, che è anche presidente dell’Accomandita (la Giovanni Agnelli Sapaz) e di Exor (la società che controlla il 30,4% di Fiat), ha rassicurato circa l’impegno della famiglia Agnelli in entrambe le società: “Non ci sarà diluizione – ha detto –confermiamo il nostro commitment”.
Il management ha presentato inoltre i target finanziari, che vedranno salire i ricavi, considerando gli attuali perimetri di gruppo, a 93 miliardi di euro, il livello più alto mai raggiunto nella storia di Fiat. Il margine operativo sarà pari a 6,8 miliardi di euro (dai 3,4 miliardi nel 2008) mentre l’utile salirà a 5 miliardi. Considerando invece quella che sarà la nuova Fiat (senza Iveco e Cnh), assieme a Chrysler i ricavi saliranno a 104 miliardi di euro nel 2014. Nell’ultimo anno di piano Fiat produrrà 6 milioni di autovetture, di cui 1.150 milioni in Europa e 1.125 milioni in America Latina. Il piano prevede un “forte impegno a massimizzare la capacità produttiva in Italia” (in tutti e 4 gli stabilimenti: Mirafiori, Cassino, Melfi e Pomigliano), con un potenziale aumento degli organici, ma richiede anche “flessibilità di forza lavoro e dirigenti”. In caso contrario – ha fatto capire Marchionne, che in serata ha incontrato i sindacati – Fiat potrebbe ricorrere ad un “piano b”. Il messaggio è stato fin troppo chiaro: “Ci sono paesi che offrono delle opportunità incredibili di produzione – ha detto – se questo Paese vuole produrre l’auto lo deve fare seriamente. Altrimenti, troveremo delle alternative al bisogno di produzione nel mondo”.