Fuga dal rischio

I mercati che stiamo vivendo in questi giorni ci stanno dando chiari segnali su quanto occorra essere prudenti quando si lavora utilizzando lo strumento della leva finanziaria. Le escursioni cui stiamo assistendo infatti, mostrano, a fasi alterne, più o meno forza, andando comunque a compiere delle inversioni di breve periodo che possono essere molto pericolose, in quanto inaspettate e poiché in grado di amplificare l’effetto sul nostro equity, proprio per il fatto che si sta utilizzando una leva troppo elevata per le condizioni di mercato. Questa è una riflessione che riguarda la maggior parte degli investitori retail, che devono essere messi in guardia e devono essere in grado di gestire i propri investimenti utilizzando dei corretti criteri di money management ed avendo sempre degli ordini di stop loss attivi in piattaforma in modo tale da andare a proteggersi da possibili forti correzioni, come quelle a cui abbiamo assistito nella notte.

Si è verificata una vera a propria fuga dal rischio, che è stata in grado di far salire prepotentemente lo yen nei confronti delle sue maggiori controparti in concomitanza del sell off che ha colpito le borse asiatiche. Questo è stato il primo passo di una serie di vendite che si sono viste sulle commodities e sulle commodity currencies, fatto che ha scatenato acquisti di franchi svizzeri e che è stato in grado di invertire il trend di breve periodo del dollaro americano, che è stato comprato in quanto considerato anch’esso una safe-currency. Tutto questo è dovuto principalmente a due fattori. Il primo si ritrova nel Fondo Monetario Internazionale, che ha tagliato l’outlook sulla crescita degli Stati Uniti da 3.00% a 2.8% (nel 2010 è stato del 2.9%) e del Giappone, fatto che ha fatto scendere pesantemente i mercati stock, con l’indice MSCI Asia Pacific che ha perso l’1.1%, il maggior calo in circa un mese. Il secondo è chiaramente riconducibile alla terribile notizia che il disastro di Fukuishima potrebbe, con un livello di confidenza molto elevato, aver sprigionato una quantità maggiore di radiazioni rispetto a quanto sprigionato da Chernobyl – il grado di allerta è stato temporaneamente portato a 7, il livello massimo, mentre si attende che una commissione di esperti traduca in dati scientifici questi timori esplicitati dalla società che ha in gestione l’intero impianto.

 
UsdJpy – grafico giornaliero

Questo è sufficiente per far si che questa possa essere considerato l’inizio di una correzione più importante, soprattutto sul dollaro americano, oppure no? Noi crediamo, sinceramente, che la risposta corretta sia la seconda, in quanto non vediamo, attualmente, nessuna ragione importante che potrebbe portare ad acquisti strutturali di dollari americani. Le aspettative sugli interventi sui tassi sembrano continuare a rimanere il più forte market mover in questa fase, che come abbiamo visto può cederei il passo a più o meno ampie frenate, ultimamente sempre scatenate dall’avversione al rischio, per l’uno o l’altro motivo.
Vediamo ora i principali tassi di cambio dal punto di vista tecnico. Incominciamo dall’eurodollaro che, a parte una flessione dopo aver raggiunto il massimo di 1.4480, continua a muoversi in una direzione piuttosto certa. La trendline di supporto infatti si trova a distanza di sicurezza per il momento, 1.4250 e sino a che questa non verrà oltrepassata non crediamo si vedranno cambiamenti di rotta. Oltre a 1.4480 continuiamo a puntare la nostra attenzione verso l’ulteriore obiettivo a 1.4580.

La vera novità da ieri è stata certamente la ripresa dello yen che, grazie alle notizie viste sopra, ha potuto ritornare in forze contro le maggiori valute antagoniste.
Il cambio UsdJpy non solo si è allontanato dalla parte alta del range mantenuto negli ultimi giorni, 85.40, ma è addirittura andato a rompere pesantemente l’area di supporto importante a 84.50. Per avere un riferimento interessante per le prossime ore dobbiamo tornare ad utilizzare la linea di supporto, su grafico giornaliero, che tanto abbiamo seguito nei mesi passati, passante a 82.10: nonostante questa sia stata ampiamente superata il mese scorso, in seguito al disastro in Giappone, i successivi movimenti hanno dato prova di considerarla ancora come maggior riferimento.

Il cambio EurJpy non potrebbe che essere risultato in calo rispetto ai massimi visti ieri in apertura del mercato, a 123.30. Il calo di questa notte non ha portato al test del supporto chiave, 120 figura anche per le prossime ore, solamente per una manciata di pips: sino a che questo terrà non vi sarà rischio di ulteriori ribassi, che in linea teorica potrebbero giungere sino a 118.30 (il precedente livello di Fibonacci nonché punto di transito della media mobile esponenziale di breve su un grafico giornaliero).
Il cable non si è scostato particolarmente dai livelli visti ieri, mantenendosi verso la parte bassa di quello spazio occupato dalle oscillazioni dei prezzi più recenti. In particolare continuiamo a considerare valido il supporto di 1.6260 e molto interessante un eventuale escursione oltre la resistenza di 1.64.

Ieri il cambio EurGbp ha provato nuovamente ad oltrepassare la resistenza di 0.8850, ancora senza successo. Questo è l’ultimo livello che ci separa da 0.8930, mentre l’area di supporto a questo movimento, nuovamente in salita, si trova prossima a 0.8760.
La forza dello yen può essere testimoniata anche nei confronti della sterlina dato che per la prima volta da una settimana i prezzi del cambio GbpJpy sono riusciti ad oltrepassare il supporto di 137.90. Questo potrebbe portare ad un nuovo inizio di una tendenza ribassista che, almeno in teoria, troverebbe il primo livello obiettivo nei pressi di 133.50: questo livello è stato possibile considerarlo grazie alla prima percentuale utile di ritracciamento di Fibonacci del movimento in salita compreso fra 122.30 e 140.
Allo stesso modo dello yen, abbiamo potuto apprezzare una ripresa generalizzata del franco che ha approfittato per rompere un livello interessante contro euro e continuare il proprio percorso contro il dollaro.

Il cambio EurChf non ha retto all’impatto del movimento in discesa nemmeno con il più interessante supporto di 1.3060. Il prossimo livello è ora posizionato a 1.2935, dove oltre ad una percentuale di ritracciamento troviamo la coincidenza di un minimo precedente. Questo livello saprà indicare se questo movimento sarà stato una breve parentesi o l’inizio di “qualcosa”.
Il cambio UsdChf, come dicevamo, ha approfittato per continuare il proprio percorso in direzione dei recenti minimi storici. Se anche l’area di 0.8990 non riuscisse nell’arduo compito di invertire questa pressione, sarà questione di poco per raggiungere l’area di 0.8920, con successivo nuovo rischio di scivoloni e registrare nuovi livelli di minimo.

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