Attenzione ai livelli tecnici

Abbiamo vissuto una giornata che ci ha regalato molta volatilità, apprezzata dai trader di breve termine che possono lavorare su mercati abbastanza tecnici, che sembrano continuare ad infischiarsi delle notizie macro che ci arrivano. Sul fronte fondamentale infatti, una delle preoccupazioni più grandi del momento riguarda la Grecia, che il prossimo 20 gennaio si troverà a dover discutere con i propri creditori e tutto questo sta creando la paura che si possa andare incontro ad un default già dal mese di Marzo potrebbe verificarsi. Gli scioperi che abbiamo visto nel Paese (fermi i trasporti ed i servizi bancari su tutti) sono la testimonianza di come le misure di austerity siano poco tollerate dalla popolazione, che è pronta a far sentire la propria voce al governo, che dovrà negoziare ancora con l’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale un ulteriore taglio del proprio obbligo di rimborso del debito di un centinaio di miliardi di euro.

Tutto questo va letto come abbiamo più volte scritto su queste pagine in passato: il fatto di aver comprato tempo non sta servendo alla Grecia per uscire da questa situazione di stallo (per il quinto anno consecutivo è stata registrata una recessione, con la disoccupazione che ha quasi raggiunto il 18%) e tutto questo potrebbe avere ripercussioni molto pesanti in Europa. Leggermente diversa la situazione italiana, dove le misure di austerità sono state approvate da poco, a tempo record rispetto a quanto eravamo abituati a vedere, i cui effetti si devono ancora palesare, ma che sembrano aver ricevuto circa il 50% di gradimento da parte della popolazione, che forse ha capito la gravità della situazione. Di fronte ad un quadro del genere dovremmo vedere la moneta unica rompere tutti i minimi fatti segnare quest’anno per scendere, in primis, verso 1.2500, ma come possiamo notare i mercati si muovono soltanto in base all’avversione al rischio o all’appetito per il rischio, non tenendo conto, come detto, dei risvolti macroeconomici.

Tutto questo dovrebbe farci propendere per un’operatività di breve periodo che prende spunto dai livelli tecnici puri anziché guardare ai dati che ci vengono forniti. Dati che ieri hanno mostrato che l’inflazione inglese è scesa da 4.8% a 4.2%, in linea con le attese degli analisti, mentre quella europea dal precedente 3% ha toccato quota 2.7%, con uno ZEW a -21.6. Dal Canada invece arriva la decisione di mantenere fermi i tassi di interesse all’1%, decisione che ha creato volatilità di brevissimo periodo, ma che non ha spostato gli equilibri dei cambi. Per oggi non sono in programma pubblicazioni importanti, attenzione al sentiment. Passiamo ora alla sezione di analisi tecnica odierna partendo dal cambio eurodollaro che non riesce a mostrare movimenti di ripresa sufficienti ad andare ad interrompere il movimento negativo di fondo in atto da più di due mesi. Sappiamo che intorno a 1.29 transita la trendline presa a riferimento e che, sino ad un suo superamento, ogni salita della moneta unica potrebbe essere un’occasione per vendere meglio. Un grafico con candele a quattro ore fornisce la medesima indicazione di fondo: la media mobile di lungo (100 periodi) indica un livello di resistenza, e possibile obiettivo, oggi nei pressi di 1.2845. La media stessa è stata confermata in più occasioni nelle settimane passate lasciandoci intendere che non si tratti solamente di un livello matematico.

Niente da fare. Anche ieri il tentativo di rottura ribassista del cambio UsdJpy non è andato a buon fine, relegando i prezzi all’interno dell’area di congestione che è possibile osservare sino dagli ultimi giorni di dicembre. I due livelli di attenzione li conosciamo bene: 76.55 come supporto e 77.25 come resistenza. Il profondo sbilancio di posizioni favorevoli ad una ripresa (secondo l’indicatore Speculative Sentiment Index di FXCM il rapporto è circa di 10 a 1 http://www.dailyfx.com/technical_analysis/sentiment/?technicalSentiment=USD/JPY), potrebbero lasciar presagire una rottura di questa lateralità da un momento all’altro. Il cambio EurJpy rimane strettamente correlato all’eurodollaro, non troppo distante da un punto di possibile svolta rialzista. In questo caso, infatti, si trova più vicina ai prezzi attuali la tendenza negativa in grado di cambiare gli scenari nel medio periodo: per le prossime ore la rottura di 98.30, confermata da un ritorno al di sopra di 99 figura potrebbe essere il segnale che ci si attendeva.

La ripresa del cable incominciata venerdì è stata fermata da un livello noto ieri. Parliamo di 1.54 che era il massimo di riferimento precedente visto venerdì stesso. La rottura di questa resistenza porterebbe ad un allontanamento ulteriore del cable dalla pericolosa area di attenzione che stiamo seguendo da tempo e che si trova prossima a 1.53. Il movimento del cambio EurChf non accenna a mutare. Come già osservato ieri, il minimo del cambio a 1.2060 ha permesso al grafico di completare un canale ribassista dall’ampiezza di 100 pip e che si trova a passare per le prossime ore compreso fra 1.2045 e 1.2145. Da notare come la parte alta, su grafico con candele a quattro ore, si trovi a passare esattamente dove transita la media di lungo periodo ottenendo un valore maggiore. Concludiamo la nostra panoramica dal cambio AudUsd che continua sulla propria strada di rafforzamento, anche se ieri non siamo riusciti a vedere i prezzi superare la resistenza di 1.0440. Questo appare come l’ultimo baluardo da oltrepassare per poter osservare la valuta australiana apprezzarsi sino ai livelli visti sul finire di ottobre scorso. Poco al di sotto di 1.03 si trova il supporto dinamico indicato dalla trendline positiva che da un mese esatto sostiene i prezzi. A 1.0170 si trova la successiva, in atto da più tempo.

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