Promotori, ancora scintille su Enasarco

Tra i promotori finanziari resta acceso il dibattito sul ruolo e l’utilità dell’Enasarco. Dopo la richiesta avanzata da Anasf, Federagenti e Fiaip di commissariare l’ente (vai qui per la notizia), dopo la presa di posizione di Federpromm (qui la notizia) e la lettera del presidente di Anasf Maurizio Bufi a BLUERATING (qui il testo), interviene ancora Manlio Marucci, segretario generale Fedepromm, con una lettera a BLUERATING.

Caro Direttore,
ho letto l’intervento di Maurizio Bufi su bluerating.com: evidentemente ho colto nel segno, anche se su alcuni aspetti ne condivido la linea.
È una vecchia storia – quella della Fondazione Enasarco -  che risale agli anni ’90 e per amor di verità la nostra posizione – che oggi tardivamente esprime l’Anasf – era alla base delle nostre preliminari rivendicazioni: far confluire in una cassa autonoma o, in alternativa all’Inps, le quote versate dai promotori finanziari e oggi anche dagli agenti in attività finanziaria.
Ritengo sia utile e necessario – prima di fare affermazioni di circostanza – conoscere la storia dell’ente e la sua evoluzione, sul piano giuridico, normativo e politico/sindacale. Non si possono fare affermazioni di comodo e strumentali: vanno analizzati i dati degli associati nella loro composizione in termini quantitativi e qualitativi: per classi di età, per categorie,per professione, per anzianità di iscrizione, per sesso e per la percentuale dei contributi che vengono versati, sia da parte delle società che dei singoli agenti iscritti.
Molte sono le critiche avanzate dall’Anasf, ma mi chiedo: dov’era l’Anasf quando Federpromm sollecitava una unità di azione tra tutte le associazioni per realizzare un accordo economico tra associazioni degli intermediari e sindacati che istituisse un “fondo bilaterale” a cui far affluire i contributi degli pf e di recente anche quelli iscritti all’Oam? Un accordo negoziale – come saggiamente hanno fatto di agenti di assicurazione che non sono obbligati a tale contribuzione Enasarco – che avrebbe superato questa doppia contribuzione (Inps ed Enasarco) e avrebbe dato all’intera categoria un fondo autonomo (fondo pensione) in grado di soddisfare il problema previdenziale di tutti gli operatori finanziari. 
Non dimentico inoltre l’azione intrapresa nel lontano 1996 dall’Anasf e fortemente contrastata dalla Federpromm (allora aderente alla Cisl) durante la riforma della previdenza (Dini) del 1995, quando la stessa associazione fece del tutto per relegare la categoria nel fondo speciale dei commercianti presso l’Inps-evidenza contabile (legge 662/96) con tutte le storture che ne sono conseguite (aliquote contributive arrivate al 24% a solo carico dei pf ed agenti) e di cui oggi se ne vedono i risultati. Pensioni ridicole e contenziosi per mancati versamenti.
Molte responsabilità ricadono sulla classe dirigente dell’Anasf.

Manlio Marucci, segretario generale Federpromm

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