Il futuro nel mondo degli investimenti sono i robo advisors, ovvero piattaforme digitali che attraverso algoritmi e big data offrono servizi di gestione degli asset con minimo intervento umano. Negli Stati Uniti, ma soprattutto in Cina, la gestione automatizzata del risparmio sta assumendo un ruolo rilevante, dove questa corrisponde a circa il 4,26% delle masse gestite. Nel nostro Paese invece questi robot valgono solo lo 0,06% del risparmio gestito. Secondo il Sole24Ore, a frenare la diffusione dei consulenti automatizzati la preferenza spiccata per l’interazione umana da parte degli utenti, oltre alla scarsa cultura finanziaria italiana, che causa una poca attenzione degli oneri legati alle gestioni.
Bisogna sottolineare però, che nel Paese del Dragone, lo sviluppo economico-finanziario è un fenomeno alquanto recente, che fin da subito è stato accompagnato dalla digitalizzazione dei consumi. A differenza della situazione fortemente banconcetrica dell’Italia, tale condizione ha invece favorito la crescita del wealth manageriale digitale del gigante asiatico.
Ciononostante qualcosa si sta muovendo. In Italia si sta infatti diffondendo il cosiddetto robo advisor ibrido, ovvero un robot al servizio dell’esperto persona fisica. Al canale web si affianca l’interazione con il consulente fisico nella fase di assistenza del cliente, che spesso permette agli investitori di scegliere tra l’opzione digitale e quella umana.
Ma l’Italia non è l’unico Paese dove ancora sussiste l’irrilevanza della gestione automatizzata. In Francia i robo advisors rappresentano solo lo 0,01% e in Spagna lo 0,04%.