In attesa di Janet Yellen

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Sgr
Martedì sera, l’S&P 500 ha dato un ulteriore piccolo segnale di perdita di momentum, aprendo in gap up per poi ritracciare, chiudendo sui minimi di seduta, pur positivo. Si è trattato di minuzie, un +0.5% diventato un +0.2%. Questo passa il convento in periodi di volatilità realizzata estremamente bassa (e qui siamo ai minimi da 20 anni).
Ciò detto, una price action del genere, specie se in corrispondenza di nuovi massimi, viene interpretata come un segnale di fatica del  rally e quindi invita alla prudenza.
Invito raccolto poi dai mercati asiatici, che hanno approcciato la seduta con un tono dimesso, pur senza movimenti particolari. Unica significativa eccezione, il Nikkei, che si è giovato di un marginale allontanamento dello yen dalla fatidica quota 100. Per il resto piattezza ad eccezione delle H-shares cinesi e di Hong Kong, in calo zavorrate dai titoli immobiliari.
La prudenza si è  inizialmente impadronita ieri anche degli indici europei, ma è durata poco, e le banche europee hanno ripreso a trainare gli indici in positivo. Naturalmente si è parlato tanto di Unicredit (+8% oggi dopo il +6% di ieri) e di come l’eventuale vendita di Pekao e Pioneer impatterebbe sulle necessità  di ricapitalizzazione . Sicuramente il catalyst continua ad essere quello, ma il carburante del movimento è un diffuso sottopeso sul settore bancario italiano ed europeo, che sta producendo affannose ricoperture.
Sicuramente, la  situazione tecnica sull’Eurostoxx banks si fa interessante, con l’indice giunto al test della trendline ribassista dai massimi di luglio 2015,  in un regime di volatilità ridotta.
Lampi di Colore 231
Una rottura rialzista costituirebbe un bel segnale per lindice che viene da 3 trimestri di massacro.  Però, poco oltre gli attuali livelli, in area 100, la salita si trova al cospetto di una soglia psicologica importante, nonchè l’aria di volumi pre crollo brexit.
Parlando di positioning e short squeeze, robusto ieri il movimento della sterlina, contro € e anche contro un dollaro in recupero sul resto. E’ evidente che news macro meglio delle attese (vedi retail sales) hanno preso di sorpresa un consenso estremamente negativo, causando l’ondata di ricoperture. Possibile che qualcosa di simile arrivi anche sullo Yen,  dove osserviamo una situazione opposta, ovvero un posizionamento generalmente e insolitamente lungo nel run up verso un meeting BOJ che si annuncia interessante?
La recente tendenza del mercato ad andare contro le posizioni di consenso (vedi la correzione su oro, divise emergenti, sterlina, e perfino il dollaro) sembra promettere bene. Il caveat è che lo Yen normalmente performa bene nelle fasi di volatilità, e al momento quest’ultima è ai minimi.
Sul fronte macro, ieri in Europa abbiamo avuto la revisione, con i dettagli del GDP tedesco del secondo trimestre. Dal dato, rimasto al  livello della prima stima (+0.4%) sono arrivate poche sorprese, e la conferma che un rallentamento della domanda interna è stato bilanciato da un record del canale estero.
Nel pomeriggio, una Wall Street in scarsa vena ha solo temperato un po’ l’entusiasmo sui listini europei (giorni fa un mood del genere sarebbe riuscito a mandarli in negativo) ad eccezione di Londra che soffre la forza della divisa.
Scorte EIA di oil sopra attese hanno bastonato un petrolio già in difficoltà, ma la cosa ha lasciato inalterato il  quadro.
Uno sguardo d’insieme alla price action lascia intravedere, oltre alla citata tendenza a punire i trade di consenso, un inizio di tensione per quello che potrebbe dire la Yellen tra 48 ore a Jackson Hole (la conferenza è prevista per le 4 italiane di  Venerdi). Infatti, le probabilità di una mossa a settembre prezzate dai Fed Fund Futures sono salite un po’ (siamo al 28%, quasi 1 su 3), i treasuries si sono quasi paralizzati (il  10 anni sembra inchiodato in un intorno di 1.55%), il Dollaro recupera terreno in quello che sembra un position squaring e le commodities scendono. Peraltro, sembra improbabile che avremo particolari scossoni, prima del discorso di Janet Venerdi.

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