I mercati potranno sopravvivere senza le iniezioni di liquidità?

A cura di Ubs Wealth Management
L’inflazione è in aumento: i prezzi al consumo stanno crescendo al ritmo più rapido da oltre due anni su entrambe le sponde dell’Atlantico. Le oscillazioni dei mercati obbligazionari indicano che gli investitori cominciano a tenere sotto osservazione le potenziali reazioni delle banche centrali, ovvero un rialzo dei tassi d’interesse statunitensi e una riduzione del quantitative easing nell’eurozona. Ci aspettiamo che i tassi statunitensi salgano all’1,00-1,25% entro fine 2017 e che la BCE riduca i volumi degli acquisti di obbligazioni.
Le iniezioni di liquidità degli ultimi anni hanno senz’altro favorito gli investimenti: i mercati potranno sopravvivere anche senza? La risposta più immediata è no, o almeno non ancora. Storicamente i mercati registrano performance relativamente positive durante i cicli di rialzo dei tassi, che però di solito avvengono in una fase meno avanzata del ciclo economico e in un contesto di solida crescita dell’economia e degli utili aziendali. Oggi molti mercati sembrano aver già raggiunto il valore equo e sembra poco probabile che l’economia possa tornare a crescere ai ritmi del passato. È quindi logico che gli investitori temano gli impatti di una stretta monetaria troppo aggressiva: il «taper tantrum» dell’estate 2013, quando azioni e obbligazioni erano scese in tandem, è un esempio del clima di mercato che potrebbe instaurarsi.
A nostro avviso, tuttavia, il 2017 non segnerà la fine delle politiche monetarie espansive. Al contrario, i tassi reali potrebbero scendere ai livelli più bassi degli ultimi anni, poiché l’inflazione salirà più rapidamente dei tassi nominali. Come nel gioco La resa dei conti (cfr. pag. 16), tutto dipende dalle decisioni di governi e banche centrali.. Dinanzi alla necessità di scegliere tra un’aggressiva stretta monetaria per contrastare una minaccia inflazionistica non ancora confermata e una politica monetaria espansiva per favorire la riduzione dell’indebitamento e stimolare una crescita ancora debole, le banche centrali hanno tutto l’interesse a mantenere basso il costo del denaro.
L’obiettivo delle autorità è non ripetere gli errori commessi all’epoca della grande depressione, quando la politica monetaria era stata inasprita troppo presto. Janet Yellen ha dichiarato che la Fed è pronta a tollerare un’inflazione superiore al target per sostenere la crescita dell’occupazione. Mario Draghi ha ribadito l’impegno della BCE a «mantenere un approccio accomodante », segnalando che la banca centrale è ancora intenzionata a portare avanti un quantitative easing di notevole entità, anche qualora decida di ridurre i volumi degli acquisti di obbligazioni nel 2017.
E la Bank of Japan ha deciso solo di recente di fissare un tetto ai rendimenti obbligazionari, una politica che dovrebbe proseguire nel corso del 2017. Nel quadro delle politiche monetarie ancora espansive e del potenziale allentamento della politica fiscale statunitense da parte del nuovo governo, sovrappesiamo il mercato azionario americano (cfr. pag. 48). Deteniamo in sovrappeso anche i prestiti senior statunitensi (cfr. pag. 61), che dovrebbero beneficiare della caccia ai rendimenti da parte degli investitori in un contesto di tassi reali negativi e possono proteggere i portafogli dai rialzi dei tassi grazie alle cedole a tasso variabile.
Anche i titoli di Stato americani protetti contro l’inflazione (TIPS) dovrebbero sovraperformare rispetto ai Treasury nominali in caso di aumento dell’inflazione. Gli investitori possono anche puntare sugli strumenti decorrelati dai mercati tradizionali, come gli hedge fund e i mercati privati. In base ai precedenti storici, anche in presenza di tassi d’interesse contenuti le azioni e le obbligazioni tendono a muoversi all’unisono quando i mercati prevedono un’inversione di rotta della politica monetaria, facendo aumentare la volatilità dei portafogli diversificati. Anche se questi episodi durano solo pochi mesi, gli hedge fund possono ridurre la vulnerabilità dei portafogli in un clima d’incertezza. Gli investimenti nei mercati privati mettono invece al riparo dalle reazioni impulsive a un aumento della volatilità, che rischiano di produrre perdite irrecuperabili.

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