Crash, il Virus della Volatilità

A cura di Francesco Caruso
“The way to wealth in a bull market is debt. The way to oblivion in a bear market is also debt, and nobody rings a bell.”
– James Grant
I mercati finanziari patiscono da sempre le ricadute di un virus instabile che non riescono a debellare nemmeno col supporto amorevole delle Banche Centrali: la Volatilità. Ogni volta che questo virus si ripresenta, e lo fa periodicamente, l’Arraffone che c’è nel profondo di ogni investitore si stupisce, si irrita, si tramuta da speculatore di brevissimo in investitore di lungo e chiede lumi, cerca di correre ai ripari come se qualcun altro lo potesse salvare dai propri eccessi. La cosa più strana è che il virus della Volatilità non arriva mai all’improvviso, “out of the blue”, ma è sempre preceduto da una serie di segnali la cui ripetitività e la cui costanza nell’essere ignorati è, semmai, quella sì, sbalorditiva.
Chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla: ma mai esattamente allo stesso modo, sennò sarebbe troppo facile. Così, in questa estate 2015, mentre tutti aspettavano Ottobre, Agosto è diventato il Nuovo Ottobre e ha regalato uno di quei movimenti spettacolari che vengono ricordati da tutti (salvo essere dimenticati in fretta: perché i mercati sono femmine e si ricordano bene e a lungo solo quello che fa loro comodo), studiati da alcuni e approfonditi da pochi.
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