Credit Suisse conferma la preferenza per le azioni svizzere e dell’Eurozona

di Anja Hochberg, Cio Europe e Switzerland di Credit Suisse

Il terzo trimestre ha chiuso con dei punti interrogativi sulla sostenibilità dell’attuale rialzo economico, specialmente correlati alla debolezza nel settore manifatturiero cinese e ad alcuni singoli indicatori economici che hanno deluso negli USA. Tuttavia riteniamo che i timori sulla crescita relativamente alla Cina siano esagerati. Negli USA, mentre gli indicatori economici segnalano una crescita attuale del 2,1%–2,3%, la crescita media per il 2015 si prevede ancora che raggiungerà il 2,5%. A nostro giudizio, ciò lascia ancora la strada aperta a un primo rialzo dei tassi da parte della Fed a dicembre, pur essendo molto incerto. A fronte di queste preoccupazioni (temporanee) sulla crescita, l’Eurozona potrebbe mantenere la dinamica del ciclo economico attuale. Gli indicatori anticipatori segnalano persino un’accelerazione della crescita. Per esempio i Purchasing Manager Indices (PMI) hanno raggiunto un massimo quasi quadriennale. I progressi sono visibili nella regione, anche in Francia, che prima era rimasta indietro, e dove il PMI è salito significativamente trainato dai servizi.

Nonostante il miglioramento delle prospettive per l’economia europea, con ogni probabilità la Banca centrale europea (BCE) espanderà il suo programma di quantitative easing (QE) a dicembre nel tentativo di reflazionare l’economia. Alla riunione del 22 ottobre della BCE, il presidente Mario Draghi ha annunciato una verifica dell’attuale portata del QE, indicando con forza un possibile adeguamento in termini di dimensioni e/o composizione e durata del programma. A nostro giudizio, ciò sospingerà ulteriormente al ribasso anche il cambio EUR/USD, sostenendo le esportazioni e i consumi privati.

Strategia d’investimento europea Sia il rinvio dei rialzi della Fed che la prospettiva di un ulteriore quantitative easing della BCE hanno spinto nuovamente i rendimenti dei titoli di stato core verso livelli talmente bassi (o persino negativi) che l’investimento risulta chiaramente non interessante. Pertanto nel portafoglio manteniamo più bassa l’allocazione tattica nel reddito fisso rispetto a quella strategica, contrariamente alle azioni, che teniamo al livello strategico. Tuttavia, dal momento che gli strumenti nel reddito fisso costituiscono ancora una parte importante di un portafoglio bilanciato, è fondamentale trovare delle alternative nell’ambito del reddito fisso. Alcune alternative possono essere individuate nelle parti caratterizzate da un rendimento più elevato, ma più rischiose, del segmento del reddito fisso. I rendimenti nell’area high-yield e delle obbligazioni corporate investment grade sono cresciuti nel corso dell’estate e possono (a fronte di un’implementazione diversificata) costituire un’alternativa alle obbligazioni core a basso rendimento. Nell’ambito dell’Eurozona, anche le obbligazioni periferiche possono aiutare ad accrescere il rendimento di un portafoglio a reddito fisso. Restiamo più positivi in assoluto sull’Italia. Le obbligazioni spagnole hanno evidenziato un leggero rally di recupero dopo le elezioni catalane; visto il miglioramento del quadro fondamentale, approfitteremmo dei cali per accrescere le obbligazioni spagnole a spese dei titoli di stato tedeschi. Inoltre, continuiamo a raccomandare di investire in portafogli gestiti con i nostri specialisti di portafoglio o, per esempio, utilizzando soluzioni flessibili nel reddito fisso. Oltre ai fondi obbligazionari absolute return, ciò comprende l’impiego di investimenti alternativi e, in particolare, di hedge fund.

Quota azionaria neutrale, ma con solide preferenze regionali I mercati sono diventati un po’ più positivi a seguito di una correzione sui mercati azionari globali a fine estate/inizio autunno, in parte per via del continuo sostegno a livello di politica monetaria delle banche centrali principali. Il nostro scenario macroeconomico globale relativamente positivo dovrebbe tradursi in utili ragionevoli, e le valutazioni sono migliorate leggermente verso la fine del terzo trimestre. Entrambi questi fattori sono positivi per i mercati azionari. Tuttavia i fattori tecnici dei mercati non forniscono ancora un supporto e la propensione al rischio resta contenuta. A fronte di questi fattori, non aumentiamo (ancora) la nostra quota azionaria complessiva. Tuttavia ribadiamo le nostre raccomandazioni regionali di cui siamo fortemente convinti. Oltre al mercato elvetico, dove favoriamo specialmente le small e mid cap, ciò è principalmente correlato al mercato dell’Eurozona, che ha evidenziato un’outperformance rispetto al mercato azionario globale nel corso dell’ultimo mese. Sulla base dei flussi dei fondi, osserviamo attualmente un maggiore interesse degli investitori per il mercato azionario tedesco. Considerando i precedenti interventi di quantitative easing della BCE, riteniamo che il mercato tedesco tenda a trarre vantaggio più di tutti dalle nuove misure. Inoltre, con ogni probabilità, il mercato tedesco risulterà inoltre particolarmente avvantaggiato una volta che i timori sulla crescita cinese diminuiranno, come sembra stia avvenendo attualmente. L’Italia, al contrario, ha goduto di un interesse relativo da parte degli investitori per un certo periodo di tempo e potrebbe essere vicina a un massimo. Inoltre, il supporto ciclico è calato decisamente, così come la velocità di implementazione delle riforme strutturali. Dal momento che pure la valutazione è motivo di apprensione (anche su base relativa), raccomandiamo prese di profitto sulle azioni italiane e di passare alle azioni francesi – poiché riteniamo che il nostro approccio precedentemente cauto non sia più giustificato e che il mercato goda altresì di un certo sostegno tecnico.

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