Investimenti, attenzione alla Corporate Global Tax

I leader del G-7 hanno trovato un accordo sul principio di una necessità di riforma del sistema fiscale globale, ponendo le basi per l’imposizione di un’aliquota minima per le imprese e per combattere l’evasione fiscale da parte delle “multinazionali più grandi e redditizie. Il G-20, che include i maggiori Paesi emergenti – come Cina, India, Messico, Brasile e Russia – dovrebbe vagliare questa proposta nel prossimo vertice di luglio, con la speranza che l’OCSE possa finalizzare l’accordo entro la fine dell’anno.

Ecco di seguito l’opinione di Norman Villamin,CIO Wealth Management di UBP sulle conseguenze per imprese e risparmiatori della nuova “Corporate Global Tax”.

Nel 2020, quando l’amministrazione Trump esitava a sostenere l’introduzione di una tassa minima globale per evitare un impatto eccessivo sulle imprese statunitensi, diversi Paesi hanno varato “digital tax” sulle imprese del settore tech, che pagano tasse molto basse incanalando i profitti nei paradisi fiscali. Per “incoraggiare” questi Paesi a incorporare tali tasse nel quadro di tassazione minima appena concordato, gli Stati Uniti hanno contemporaneamente imposto e poi sospeso i dazi del 25% su importazioni selezionate da Regno Unito, Italia, Spagna, Austria, India e Turchia per 180 giorni, in attesa della finalizzazione dei dettagli conclusivi dell’accordo fiscale globale.

Implicazioni

Con la proposta di un’aliquota minima globale del 15% sulle aziende e gli aumenti proposti dall’amministrazione Biden, il 13% di tasse effettive sulle imprese pagate dalla metà del 2020 può rappresentare il primo cambio di direzione per quanto riguarda la pressione fiscale sulle imprese sin dalle riforme di Reagan degli anni ’80.

Con il calo delle aliquote fiscali effettive sulle imprese (dal 31% al 13% attuale) pari ad oltre il 30% della crescita dei profitti delle aziende USA dall’inizio del secolo, le imprese dovranno fare sempre più affidamento sull’espansione dei margini e sulla crescita dei ricavi anche solo per mantenere il recente ritmo di crescita dei profitti.

Con venti favorevoli in ambito fiscale e monetario, è probabile che in futuro assisteremo a una ripresa ciclica nella crescita degli utili e dei margini aziendali
Tuttavia, con la rivoluzione dell’innovazione che si sposta rapidamente da un focus ristretto allo spazio digitale all’accelerazione degli investimenti verso l’industria green, le supply chain che si accorciano e la crescente opposizione all’outsourcing sul fronte politico interno, non vediamo all’orizzonte dei driver per un nuovo ciclo di espansione dei margini, suggerendo che in futuro lo stock picking diventerà sempre più prezioso.

 

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