Asset allocation, bond: linea difensiva sull’esposizione ai tassi

La Federal Reserve ha sorpreso il mercato con il recente aggiornamento delle proiezioni sul dot plot, che ora anticipa due rialzi nel 2023 – mentre quello precedente non indicava alcun rialzo – segnando così una svolta in direzione “hawkish”. Inoltre, sette membri del board su 18 vedono già un aumento nel 2022. Il presidente della Fed Jerome Powell ha anche confermato che il comitato ha iniziato le discussioni preliminari sulla riduzione degli acquisti di obbligazioni su larga scala, che probabilmente progredirà nei prossimi mesi dell’anno. Ecco di seguito la view di Philippe Gräub, Head of the Global & Absolute Return Fixed Income team, e Bernard McGrath, Senior Investment Specialist, Union Bancaire Privée (UBP).

Tale svolta è stata supportata dalla crescente fiducia della Fed sull’outlook per l’economia. La Fed sta reagendo a un rafforzamento della posizione dei consumatori, la cui domanda è stata alimentata da un sostegno monetario e fiscale senza precedenti. Sebbene i guadagni del mercato del lavoro degli ultimi mesi siano stati più lenti del previsto, la Fed è fiduciosa che la crescita dei posti di lavoro continuerà, poiché in alcuni Stati a giugno i sussidi di disoccupazione iniziano a venire meno, ed entro settembre saranno completamente ritirati, costringendo chi ora ne usufruisce a tornare sul mercato del lavoro.

Per diversi mesi, nei nostri portafogli a reddito fisso abbiamo mantenuto un’esposizione strutturalmente difensiva ai tassi d’interesse e questo posizionamento ha beneficiato della recente riunione della Fed. Consideriamo questo meeting come un tentativo della Fed di colmare il divario con il mercato per quanto riguarda i prezzi e ci aspettiamo che d’ora in poi la Banca centrale limiti anche il ribasso dei rendimenti dei titoli di Stato USA, per cui i recenti minimi dei tassi dovrebbero segnare il punto più basso. I tassi d’interesse rimangono un rischio per il futuro, in particolare per quelli con scadenze più lunghe, e i prodotti che non gestiscono l’esposizione ai tassi d’interesse, come gli ETF e i fondi tracker, potrebbero subire perdite di capitale quando i tassi continueranno a salire lungo la curva.

Per quanto riguarda il credito, rimaniamo positivi e manteniamo il sovrappeso. Riteniamo che una Fed non più così “dietro la curva” riduca uno dei principali rischi di coda di cui erano preoccupati gli investitori, cioè quello di un’inflazione sostenuta al di sopra del loro obiettivo, che avrebbe potuto portare a movimenti violenti sui mercati dei tassi e al contagio nei mercati del credito. Il posizionamento hawkish della Banca centrale statunitense sembra invece contenere i timori di un’inflazione eccessiva nel medio termine, e il mercato ha reagito al meeting del FOMC con un calo degli strumenti di inflazione forward-looking. Poiché l’andamento della crescita economica globale dovrebbe superare il trend pre-Covid, in tandem con le significative e continue misure di stimolo monetario e fiscale, il credito continua a rimanere attraente, con la possibilità che quei mercati del credito fixed income i cui spread non sono tornati ai minimi pre-Covid lo facciano.

Guardiamo alle recenti mosse delle banche centrali, e della Fed in particolare, come a una conferma del nostro orientamento difensivo sui tassi d’interesse, unito a una view costruttiva sul credito, in particolare l’high yield e gli AT1, e prevediamo di mantenere queste posizioni nel medio termine.

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