Asset allocation: come posizionarsi in uno scenario di tassi non ancora al picco

Probabilmente i tassi di picco delle banche centrali non sono ancora stati raggiunti, tanto negli USA che in Europa, viste le dichiarazioni dei due presidenti. Ma sicuramente sono più vicini di quanto non lo fossero solo nello scorso gennaio. Logico quindi chiedersi che cosa possa succedere tra sei mesi dove, presumibilmente, il picco dei tassi sarà alle spalle.

Nei prossimi mesi ci aspettiamo che la direzione della crescita economica sia al ribasso a causa dell’agire congiunto della stretta monetaria e del rallentamento dei consumi causato dalla crescita dei prezzi. In questo momento non ci sembra però di vedere riflesse nelle aspettative degli utili delle imprese, tanto negli USA quanto in Europa (nonostante quest’ultima stia beneficiando di un calo dei costi energetici), la riduzione attesa dell’attività produttiva. E’ probabile che gli analisti aspettino di meglio capire l’evoluzione del primo semestre dell’anno e le attese delle imprese per il secondo, prima di modificare le stime. E non detto che le stime non possano comunque rivelarsi ottimistiche. La ripresa economica a ciclo del rialzo dei tassi finito, sarà comunque lenta e non sicuramente comparabile a quella pre-pandemia.

Preferiamo quindi mantenere una posizione difensiva sui mercati azionari, andando a valutare l’opportunità verso società acicliche e in grado di aumentare i prezzi finali di vendita ad un aumento dei costi di produzione.

La conseguenza che ci sentiamo di sposare in uno scenario di tassi di interesse ancora in crescita e rallentamento economico è di un ulteriore irripidimento delle curve dei rendimenti con una differenza sulla strategia: duration opportunistica negli USA e cauta in Europa.

E’ probabile che la ripresa economica sia a macchia di leopardo. Ovvero che ci siano delle differenze regionali anche significative che si rifletteranno ovviamente nelle opportunità di investimento. Allargando l’orizzonte geografico, siamo convinti che per esempio l’Asia dovrebbe vedere una crescita molto più forte, un’inflazione più bassa e una politica monetaria più facile nel 2023-24 rispetto agli Stati Uniti e all’Europa.

Contro Euro ci aspettiamo inoltre un dollaro USA forte (storicamente ha avuto una correlazione negativa con le azioni) il che significa che gli investitori potrebbero ottenere un rendimento aggiuntivo possedendo dollari.

Per quanto riguarda le materie prime, ci aspettiamo che queste tornino alla normalità dopo il breakout del 2022. In generale crediamo che nella rimanente parte del 2023 i prezzi della maggior parte delle materie prime saranno piatti, considerato che una crescita economica più lenta tende a ridurre la domanda di materiali di base ed energia.

A cura di Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di Cfo Sim

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