Mercati, tassi Bce: serve un “core” inferiore al 3% per un taglio

Nel corso dell’ultima riunione, la BCE ha presentato previsioni sull’inflazione più alte del previsto, alzando l’asticella per frenare ulteriori aumenti dei tassi. L’ultima rilevazione dell’inflazione core, al netto di cibo ed energia, è risultata ancora troppo alta per la BCE e non saldamente orientata al ribasso: infatti, la Banca Centrale si sta concentrando sull’inflazione domestica, rappresentata dalla componente dei servizi, la cui tendenza al rialzo si è interrotta per la prima volta, il che implica che il nostro scenario di base rimane un aumento di 25 punti base questa settimana.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Patrick Barbe, Head of European Investment Grade Fixed Income di Neuberger Berman.

Il dibattito tra i membri della BCE è aperto: Knot, che di solito ha impostazione hawkish, ha recentemente raccomandato una mentalità aperta. Da un lato, gli ultimi dati disponibili sull’inflazione per la riunione della BCE di settembre saranno quelli di agosto, il cui tasso core dovrebbe rimanere superiore al 5% su base annua. Dall’altro lato, il quadro economico mostra una recessione per l’Eurozona a partire dal quarto trimestre del 2023 a causa della debolezza dell’industria. Per il momento, la tenuta del settore dei servizi ha sostenuto l’attività, soprattutto in termini di occupazione, il cui tasso è ancora ai massimi livelli. Pertanto, la domanda per la riunione di settembre è se il deterioramento degli indicatori anticipatori per i servizi si verificherà in termini reali, il che dovrebbe implicare una recessione a livello più ampio e indurre la BCE a smettere di aumentare il tasso di riferimento.

Il mercato si aspetta che il tasso di riferimento della BCE inizi a flettere verso la metà del 2024: per la BCE, il suo programma di tassi di riferimento dipende chiaramente dall’evoluzione del tasso core dell’inflazione. Un tasso core inferiore al 3% sembra essere la condizione per iniziare a ridurre i tassi. Il suo indicatore principale è il tasso di disoccupazione: un aumento dovrebbe implicare una minore domanda delle famiglie e una riduzione dei prezzi al consumo. Riteniamo che la recessione dell’industria continuerà sulla scia delle incertezze sull’approvvigionamento energetico e del calo delle esportazioni (22% del PIL europeo): questa è la differenza con gli Stati Uniti, le cui esportazioni rappresentano solo l’8%.

Inoltre, le banche hanno segnalato un nuovo inasprimento degli standard di credito sia per le imprese che per l’acquisto di case, pesando sull’attività. Per questo motivo possiamo aspettarci un aumento del tasso di occupazione di circa lo 0,5% a fine anno, giustificando le previsioni del mercato. Ci aspettiamo che la BCE abbandoni la sua analisi molto hawkish per passare a un messaggio di apertura, visto il nuovo deterioramento dell’attività.

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