Mutui, le trappole delle polizze obbligatorie (e come evitarle)

LE POLIZZE SUI MUTUI – Si chiamano polizze Creditor protection insurance (Cpi) e, come suggerisce il nome, sono a protezione del creditore. Da cosa lo proteggono? Ma è ovvio: dal rischio di insolvenza del debitore. È il tipo di polizza che in genere la banca consiglia la sottoscrizione a chi desidera un prestito o un mutuo. Come ricorda il Sole 24 Ore in un articolo, il picco della diffusione è stato nel 2011, quando la raccolta complessiva aveva sfiorato i 2,5 miliardi di euro, secondo i dati di Iama Consulting che racchiudono sia le polizze abbinate ai mutui sia quelle legate ai prestiti. A livello di contratti, si calcola che il 70-80% dei finanziamenti con carte revolving siano assistiti da una polizza. Sui mutui, invece, il dato è leggero calo. "Negli anni scorsi, quando il costo del denaro per le banche era davvero alto, ammetto che la situazione rischiava di sfuggire di mano. Per rientrare dei costi, gli istituti facevano di tutto per rifilare le polizze, che in alcuni gruppi venivano abbinati addirittura al 90% dei mutui", spiega al Sole 24 Ore Stefano Rossini, amministratore di Mutuisupermarket, che gestisce una media di 5.000 richieste al mese. "Oggi non è più così. Le banche più aggressive puntano a una vendita di queste polizze in abbinamento pari al 70% del totale, ma la media ormai è compresa tra il 30% e il 50%".

LA TRAPPOLA DELLA SOTTOSCRIZIONE – Certo, a molti il prodotto è tornato utile. Al top della crisi, fra il 2008 e il 2010, a pagare decine di migliaia di rate di mutuo sono state le assicurazioni, che si sono sostituite a quei clienti che avevano perso il posto di lavoro. Il canale bancario ha consentito la diffusione delle polizze a protezione del "caso morte", molto importanti visto che il mutuo è sempre un impegno finanzario a lungo termine. Però, secondo un'indagine di Altroconsumo su 188 sportelli bancari in nove città italiane, nel 12% dei casi di richiesta di surroga l'istituto ha "sollecitato" la sottoscrizione di una polizza di questo tipo per aprire la pratica. E nel 44% dei casi, ha rifiutato di accogliere la polizza obbligatoria scoppio/incendio esistente per sostituirla con una "fatta in casa". Cosa vietata dalla legge (Codice del Consumo, art. 21, comma 3) che etichetta come pratica scorretta obbligare il cliente alla sottoscrizione di una polizza erogata dalla stessa banca o imporgli l'apertura di un conto corrente come condizione per erogare il mutuo.

LE CONTROMOSSE DEI CONSUMATORI – Inoltre, da indagini Ivass – l'autorità chiamata a vigilare sulle assicurazioni – è emerso che le provvigioni per questi prodotti sono ancora elevate, attestandosi anche su livelli superiori al 50% del premio pagato dal cliente. L'Associazione bancaria italiana (Abi) si è mossa nel 2013 e oggi quasi tutte le banche aderiscono al protocollo firmato con Assofin e con le associazioni dei consumatori sulla trasparenza in materia di polizze. Da tenere presente, infine, che il sottoscrittore di una Cpi ha fino a 60 giorni di tempo per esercitare il diritto di recesso e per farsi così rimborsare il premio. Niente vieta infatti al potenziale cliente, spiega il Sole 24 Ore, di accettare la polizza perfezionare il mutuo e poi recedere. Risulta però che diversi mediatori, per esempio i broker multiprodotto che distribuiscono mutui e polizze, sui contratti Cpi ricevano le provvigioni dalle banche ad almeno a 60-90 giorni dalla sottoscrizione. In barba al diritto di recesso del povero consumatore.

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