Conti in Svizzera, ecco chi finirà nel mirino del fisco

Ubs, Bsi ed Efg sono già monitorate. Ma in futuro finiranno probabilmente sotto la lente del fisco i clienti di altre banche svizzere, dove ci sono molti correntisti italiani. Si muoverà così lo scambio di informazioni tra le autorità elvetiche e il fisco italiano, sui soldi detenuti all’estero dai nostri connazionali. Come sa bene chi ha seguito le cronache su questi temi (si veda qui la notizia di Bluerating.com delle scorse settimane), ormai la Svizzera e l’Italia collaborano a pieno regime nelle attività di monitoraggio della ricchezza esportata dagli investitori della Penisola nella Confederazione Elvetica, per scovare trasferimenti di capitali irregolari e non dichiarati all’Agenzia delle Entrate.

ACCORDO BILATERALE- Dal 2017, dopo l’accordo bilaterale Roma-Berna, lo scambio di informazioni avviene con procedure automatiche. C’è invece una finestra temporale che va dalla fine di febbraio 2015 fino al 31 dicembre 2016 in cui sono in corso accertamenti. Si tratta del lasso di tempo immediatamente successivo alla data di stipula dell’accordo (il 23 febbraio 2015) e precedente l’inizio della piena collaborazione tra Italia e Svizzera che di fatto ha sancito la fine del segreto bancario. Nei mesi scorsi, alcune banche come Ubs e Bsi hanno informato i propri correntisti italiani che le autorità elvetiche hanno richiesto i dati sui loro conti attivi nel periodo 2015-2016, per trasmetterli all’Agenzia delle Entrate e accertare appunto eventuali irregolarità. “E’ molto probabile che in futuro analoghe comunicazioni verranno inviate ai nostri connazionali che hanno rapporti aperti presso altri istituti elvetici”, dice Stefano Noro (nella foto), partner del noto studio di dottori commercialisti Sala, Noro e Associati, il quale fa riferimento a gruppi come Credit Suisse o Julius Baer.

REGOLARI O IRREGOLARI – E’ in queste banche, assieme a Ubs e Bsi che si concentra probabilmente gran parte dei clienti italiani che hanno conti in Svizzera. A testimoniarlo sono i dati sulla voluntary disclosure, la procedura di regolarizzazione dei soldi esportati all’estero, che per circa l’80% si riferivano ai rapporti detenuti in queste quattro banche. Ma cosa deve fare chi ha ricevuto o riceverà un avviso dalla sua banca svizzera, che comunica l’invio di dati sul correntista alle autorità italiane, riferite ai rapporti in essere tra il febbraio 2015 e il 31 dicembre 2016? Ovviamente non è detto che il contribuente abbia una posizione irregolare. Può essere che il correntista abbia già dichiarato al fisco le proprie giacenze, riportandole nel quadro Rw del modello Unico. Oppure può darsi che il contribuente abbia regolarizzato le proprie posizioni con la voluntary disclosure o con lo scudo fiscale. In tal caso, basterà dare apposita comunicazione alla banca per dormire sonni tranquilli.

IL RAVVEDIMENTO OPEROSO- Chi invece non ha ancora regolarizzato la propria posizione, può percorrere due strade: può avvalersi dell’assistenza di un avvocato svizzero e fare opposizione al provvedimento con cui le autorità elvetiche invieranno informazioni all’Agenzia delle Entrate italiana. “Ritengo però che questa strategia non abbia molte possibilità di raggiungere il suo scopo e impedire lo scambio di dati”, dice Noro. Piuttosto, il professionista dello studio consiglia  a chi ne ha la necessità di regolarizzare al più presto la propria posizione con il ravvedimento operoso, una procedura che consente di dichiarare in ritardo somme in precedenza non dichiarate o di versare imposte non pagate, con sanzioni ridotte rispetto a quelle ordinarie. Il ravvedimento operoso è tuttavia possibile soltanto se il contribuente ha presentato già una dichiarazione dei redditi con il modello Unico. In caso contrario, la regolarizzazione può avvenire con un’altra procedura che consente di versare sanzioni ridotte e che si chiama autodenuncia.

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