Voluntary disclosure, c’è l’ipotesi delle cassette di sicurezza

Nonostante qualche mal di pancia all’interno della maggioranza, si fa strada nel Governo l’ipotesi di una nuova voluntary disclosure per far emergere i capitali detenuti illecitamente e rimettere in circolo nel sistema economico denaro fresco per la ripresa.

Prendendo spunto dal piano elaborato da Vittorio Colao, l’esecutivo ragiona sulla possibilità di far pagare un’imposta sostitutiva tra il 10 o il 15% sul denaro detenuto nelle cassette di sicurezza in misura tale da rendere attrattiva l’emersione. Somme fin qui occultate perché, si presume, frutto di lavoro in nero o di attività illecite.

Per non far apparire la misura un favore eccessivo a chi ha violato le leggi, verrebbe fissato l’obbligo di investire il denaro emerso per almeno cinque anni, in tutto o in buona parte, in titoli pubblici, in modo da supportare la crescita economica. In questo senso andrebbero anche le nuove emissioni di BTp allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia e delle finanze.

In cambio lo Stato riconoscerebbe un premio al contribuente in grado di coprire i reati di riciclaggio e autoriciclaggio in base a due fattori: a) l’ammontare del denaro emerso e b) il requisito di coerenza in base all’attività svolta dal soggetto per il quale non sussiste necessità di fornire spiegazione sulla provenienza delle somme nascoste al fisco.

La proposta fa breccia in Italia Viva e registra qualche apertura nel PD, più freddi Cinque Stelle e Leu, ma la situazione delle finanza pubbliche potrebbe aiutare a superare le resistenze.

Al momento è prematuro fare delle stime sui possibili incassi. In particolare non è stato chiarito come verrà calcolato il montante sul quale applicare il prelievo, anche se la logica dice che dipenderà non dal fatto di detenere una cassetta di sicurezza, ma piuttosto dall’entità delle somme detenute.  Quindi starà in capo al proprietario della cassetta dichiararne il contenuto in denaro qualora volesse far emergere il contante nascosto.

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