La proposta di un lettore per ottenere vantaggi da un bond in default

DOMANDA – Con riferimento alla possibilità di sbarazzarsi di titoli andati in default porgo alla vostra attenzione un’idea che potrebbe limitare i danni. Tizio e Caio sono cointestatari del dossier titoli n. 1 sul quale è depositata una obbligazione (ovviamente cointestata) di emittente andato in default. Tizio ha anche un altro rapporto del quale risulta unico intestatario. Viene quindi richiesto il trasferimento del titolo verso questo rapporto. Ciò si configura come compravendita perché l’intestazione non viene mantenuta come prima e, quindi, si calcola la minus fiscale che viene contabilizzata per metà a Tizio e per metà a Caio. A procedura ultimata è vero che Tizio continuerà ad avere in carico un titolo in default con quanto ne consegue in ordine ai bolli, ma quanto meno Tizio e Caio avranno conseguito la possibilità di compensare la minus così emersa con future plusvalenze. Può funzionare?
L.N., ricevuta via email

RISPOSTA – La soluzione prospettata dal nostro lettore benché in astratto attuabile non lo è nella pratica perché quasi tutti gli intermediari considerano un simile trasferimento come una vendita seppur di una quota del titolo (in questo caso il 50%) e pretendendo, quindi, un atto di vendita come quello descritto nella nostra risposta del 7 novembre . Atto che, come scrivemmo, viene spesso ostacolato. L’idea del lettore è, quindi, valida per contabilizzare le minusvalenze da capital gain a patto di accertarsi preventivamente che gli istituti interessati accettino il trasferimento dei titoli e in quale maniera, vale a dire con oppure senza l’atto di vendita. Possiamo anche comprendere le perplessità di banche e imprese di investimento perché concludere un contratto allo scopo esclusivo di conseguire benefici fiscali non è aderente alla normativa. La cosa davvero deprimente è che una legislazione fiscale assurda in tema di strumenti finanziari, mai modificata nonostante le mille richieste provenienti da ogni parte, costringa gli investitori  – e con loro gli intermediari – a doversi inventare soluzioni che richiedono tempo ed energie per contabilizzare le minus valenze.

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