Obama come Hoover; tornano i dazi sull'importazione

Certe cose, si sa, non cambiano mai. Ci sono consuetudini che tardano a morire ed errori che si ripetono ciclicamente nella storia tanto da ricordare un eterno ritorno nietzscheano.
Anche il presidente Barack Obama sembra cadere nella stessa trappola che scattò come una tagliola sotto ai piedi dei suoi predecessori, come per esempio Herbert Hoover nel 1930.
Il leader degli Stati Uniti, infatti, ha approvato una misura che impone di fatto tariffe doganali sull’importazione di pneumatici dalla Cina.

Questo intervento è il terzo in ordine di tempo nella storia degli Stati Uniti d’America che si qualifica in un’ottica di politica protezionistica dopo un periodo di crisi economica.
A seguito della grande depressione del ’29 il presidente Hoover firmò lo Smoot-Hawley Act, che imponeva dazi sui prodotti agricoli. Questa misura fu imitata in molti altri paesi, dando luogo ad una diffusione del protezionismo che è annoverata tra le cause parziali della seconda guerra mondiale. Un errore simile fu commesso nel 1860, con l’approvazione del Morrill Tariff Act, concausa della Guerra Civile Americana.
Certo ora non dobbiamo aspettarci che questa misura faccia di colpo precipitare la situazione internazionale portando ad un collasso del sistema economico o addirittura allo scoppio di un nuovo conflitto di dimensioni mondiali. Ma se è vero che la storia insegna allora forse dobbiamo aspettarci che il mondo occidentale guardi ancora all’America come ha sempre fatto, e che quindi ricorra in massa a simili interventi statali nell’economia.

La domanda più interessante da porsi è invero quanto queste misure giovino all’economia di un paese. L’intento degli atti di protezionismo è di sostenere l’occupazione danneggiata dalla crisi finanziaria. Le misure prese non dovrebbero essere interpretate come atti di ostilità nei confronti dei paesi che subiscono l’applicazione di dazi, ma di fatto queste misure danneggiano una parte per favorire un certo gruppo di interesse, che compone sempre una percentuale molto piccola della popolazione colpita dalla crisi.

Quindi, nella pratica, gli interventi di questo tipo per favorire un ristretto settore dell’economia (in questo caso produttori di pneumatici) danneggiano, oltre ovviamente i produttori e lavoratori stranieri (in questo caso cinesi), anche i consumatori che si vedono costretti a dover comprare quell’unico prodotto proposto sul mercato ad un prezzo più alto.
Gli effetti prodotti quindi sono del tutto opposti rispetto a quelli perseguiti dalle amministrazioni, che vorrebbero negli intenti aiutare la capacità d’acquisto delle famiglie.
Anche Obama inciampa nella tagliola protezionistica, e c’è solo da sperare che i governi europei non prendano la palla al balzo per attuare simili misure  nei paesi dell’Unione.
 

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