Obama, Bernanke, Trichet e la Germania

Ultimo giorno della settimana che si prospetta come interessante e volatile, dopo che ieri abbiamo assistito a diversi appuntamenti importanti sia in America che in Europa. Quattro in sostanza gli elementi che hanno attirato l’attenzione del mercato. In primis, le parole di Obama, che in un discorso tenuto di fronte al Congresso ha chiesto esplicitamente che venga approvata immediatamente la sua nuova proposta da 447miliardi di dollari a sostegno del mercato del lavoro.

Si tratta di fornire degli incentivi fiscali e di effettuare investimenti in infrastrutture, che dovrebbero essere in grado di far scendere al di sotto del 9% il tasso di disoccupazione. Ad un certo punto del discorso, quando Obama ha dichiarato con fermezza che i cittadini americani hanno bisogno subito di aiuto e non possono aspettare altri 14 mesi, quando ci saranno le nuove elezioni, i membri del Congresso si sono lanciati in un applauso ed un’ovazione che potevano evitarsi, visto che a causa dei loro scontri politici l’America sta soffrendo più del dovuto. Ci sono arrivate parole anche da Bernanke, che senza sbilanciarsi troppo ha fatto intendere al mercato che la Fed ha a disposizione diversi strumenti per far fronte ad un ulteriore piano di stimoli monetari, senza tuttavia fornire dei dettagli a riguardo, soprattutto per quanto concerne le tempistiche di questo eventuale intervento.

Le due opzioni principali potrebbero essere la ricomposizione del portafoglio dell’Istituto Centrale, tramite la vendita di bond a breve scadenza e l’acquisto di quelli a lunga, in modo tale da tenere i tassi di lungo su livelli controllati per aiutare la crescita, ovvero un nuovo piano di QE3. Vedremo se durante la riunione del 20 e 21 settembre decideranno di muoversi, come la maggior parte degli analisti si attende; in caso contrario, potremmo assistere a vendite aggressive di rischio. Dall’Europa invece arrivano la parole del ministro delle finanze tedesco che ha dichiarato che la situazione greca è davvero critica e seria e che potrebbe non essere erogata la seconda parte di aiuti. Il motivo alla base di tali dichiarazioni è cristallino: gli aiuti servono a dare tempo ad un Paese in difficoltà per poter sistemare i propri problemi interni ed evitare di doversi rivolgere ai mercati finanziari offrendo degli interessi sui propri titoli di debito inverosimili (il due anni greco ha provato a superare anche il 40%).

 Se la Grecia dovesse continuare a non rispettare gli accordi presi con l’Europa e a non centrare gli obiettivi di bilancio e quant’altro, gli aiuti potrebbero non essere erogati (finalmente, aggiungeremmo noi). Questa è la prima volta che pubblicamente la Germania prospetta, anche se in maniera indiretta, la possibilità dell’uscita dall’Euro della Grecia. In ultimo, volutamente visti il tenore e la significatività dell’intervento, Trichet ed le sue parole durante la conferenza stampa che ha seguito la decisione di mantenere i tassi invariati all’1,50%. Un “no comment” potrebbe chiudere la sezione dedicata agli eventi macroeconomici, ma per dovere di cronaca riportiamo che il presidente della BCE non è più tanto preoccupato per l’inflazione, che sul lungo termine dovrebbe mantenersi sotto il target del 2%, che secondo la BCE l’Italia si sta muovendo nella direzione giusta con l’approvazione di questa riforma (avrebbe potuto dire altrimenti, dopo che hanno acquistato qualcosa come 60 miliardi di titoli di stato italiani?) e che si è deciso di non commentare nulla su futuri acquisti di bond dei Paesi periferici. Adesso che le aspettative di inflazione a lungo sono scese, qualcuno spiegherebbe al board della BCE che non è a causa dei tassi rialzati che si è raggiunto questo obiettivo ma a causa di una riduzione della domanda aggregata? Grazie.

Finalmente possiamo incominciare a parlare dell’eurodollaro, introducendo nuovi elementi grazie al nuovo movimento rispetto alla lateralità dei giorni scorsi. Ieri in serata, complici le parole del presidente della Fed Bernanke, la moneta unica si è decisa ad abbandonare l’area di tenuta posta a 1.4050 incamminandosi verso il successivo obiettivo che posssiamo riconoscere a 1.3840. Questa sarà la conferma che aspettiamo per introdurre un movimento davvero di lungo periodo e non solamente una parentesi di breve. La logica vorrebbe che un ritorno al di sopra dell’area di congestione vista i giorni scorsi, più precisamente oltre 1.41, rappresenti il segnale che confermi quanto ciò che abbiamo visto sino ad ora sia stata una “correzione temporanea”.

  Il cambio UsdJpy ha mostrato, rispetto alla tranquillità dei giorni passati, una minima pressione rialzista andando ad avvicinarsi al livello di resistenza di 77.70: questo è il livello di doppio massimo più interessante delle ultime settimane e potenzialmente un livello di svolta rialzista, se rotto. Ricordiamo, di nuovo, come il livello di supporto invece si possa trovare poco al di sotto di 77 figura.  Il cambio EurJpy, in seguito al test della resistenza dinamica a 109 ieri mattina (con mancata rottura a rialzo), ha seguito le orme dell’euro andando a mostrare un calo. Questo movimento ha portato alla rottura dell’area di supporto di 108, andando così ad aprire le porte per un eventuale calo in direzione del minimo visto successivamente ai tristi fatti del marzo scorso, precisamente 106.50.  Passiamo a dare uno sguardo al cable, dove abbiamo trovato ieri una buona conferma del livello di supporto indicato poco al di sopra di 1.59.

L’idea per l’immediato futuro è di prestare particolare attenzione a questo supporto, dato che un ulteriore apprezzamento del biglietto verde oltre questo livello sembra tutt’altro che un utopia.  Il franco svizzero continua il proprio percorso di indebolimento, in seguito alle dichiarazioni della SNB di martedì.  In particolare il cambio UsdChf ha potuto dar vita ad una profonda risalita oltre il livello di resistenza di 0.8630, abbandonando il range mantenuto i giorni scorsi e permettendo di compiere più di una figura. Stando a Fibonacci, osservando il lungo periodo del cambio, il prossimo obiettivo è rappresentato da 0.8850, dove troviamo il 38.2% di ritracciamento del profondo movimento in calo compreso fra 1.1730 e 0.7065.

Il cambio EurChf invece appare più tranquillo e sempre confinato in un canale, lievemente rialzista, che trova i due livelli di attenzione a 1.2115 e 1.2185.  Le valute ad alto rendimento, dollaro australiano e neozelandese nello specifico, stanno vivendo una vita parallela perfettamente sovrapponibile. Entrambi infatti si trovano vicini ad un livello di svolta rialzista. Per il cambio AudUsd questo livello si trova a 1.0680 (ricorderete suggerito dalla linea di tendenza positiva interrotta lunedì), mentre per il cambio NzdUsd la svolta è data da 0.8385, dove troviamo due precedenti massimi perfettamente corrispondenti.  

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!