Euro strepitoso

La domanda che perseguita tutti gli analisti macroeconomici del globo riguarda la forza dell’euro contro il dollaro americano, la coppia di divise più scambiata al mondo e dunque la più liquida. Molto spesso si utilizza il cambio principe del mercato per valutare se l’euro sia forte o meno, e dando uno sguardo ai prezzi la risposta sembrerebbe chiara.

La valutazione che occorre fare però, a nostro parere, per valutare la reale forza o debolezza della moneta unica europea a livello globale deve prendere in considerazione anche gli altri tassi di cambio che contengono come valuta certa l’euro. In linea generale, se affiniamo le nostre valutazioni muovendoci in questo senso, vediamo che negli ultimi mesi sono stati raggiunti livelli che hanno mostrato chiaramente delle pressioni a ribasso sull’euro, pressioni che hanno interessato anche l’eurodollaro pur non avendolo portato, a dire la verità, sotto livelli più accettabili da un punto di vista macro (cosa che invece è successa su molti altri lidi). Il fattore comune però, durante le più recenti fasi di mercato, vede la moneta unica in grande spolvero contro la maggior parte delle altre valute e questo fenomeno si sta verificando dopo che sono arrivate numerose notizie e dichiarazioni da parte delle istituzioni europee che, dobbiamo essere sinceri, non farebbero presagire nulla di buono per il futuro.

Tagli sulle previsioni di molti prodotti interni lordi, inflazione in rallentamento ed aspettative di medio periodo messe in lieve allerta soltanto dalla possibilità che i prezzi delle commodities potrebbero salire ancora, tagli di rating a tutta birra nel Vecchio Continente ed il presidente Draghi che ammonisce tutto il mondo sulla gravità della crisi, questi alcuni dei fattori che avrebbero dovuto pesare sul mercato, che invece sta salendo e a parte gli storni che abbiamo visto ieri sulle commodity (oro e petrolio hanno consolidato profitti, facendo così che i prezzi scendessero sui supporti di breve periodo rispettivamente posti a 1,650.00 e 100.00), ha raggiunto livelli interessanti, che tra poco andremo ad esaminare. Il motivo che sta rendendo possibile questi movimenti, a nostro parere, è da identificare nel fatto che dopo i tagli di rating avvenuti gli scorsi giorni, i rendimenti dei titoli di stato dei Paesi colpiti non sono saliti e tutte le aste di titoli di stato che sono state effettuate, hanno dato buoni risultati.

Ieri sono stati collocati i bond spagnoli con scadenza 2015, ad un tasso dell’1.51% contro il 2.44% dell’asta precedente. Collocati anche titoli con scadenza a 5, 7 e 10 anni  con rendimenti che rispettivamente hanno toccato il 4.029% (2016, vs 5.276% precedente), il 4,541% (2019, vs 5,11% precedente) ed il 5,403% (2022, vs 6,975% precedente). Anche i rapporti di bid to cover sono stati migliori con tutti i valori superiori o uguali a 2. Gli investitori, guardando anche i mercati secondari, non hanno dunque richiesto rendimenti stratosferici dopo le brutte notizie e questo è stato supportivo per il rischio. Concludiamo la settimana con l’ultimo appuntamento di analisi tecnica.
Non possiamo che incominciare dalla “sorpresa” eurodollaro che approfitta di un momento di maggiore quiete (o di minor negatività se preferite) del mercato per portarsi oltre livelli molto importanti.

Come atteso da qualche settimana, come segnale di cambiamento, abbiamo assistito al superamento a rialzo della trendline negativa che insisteva alle spalle della moneta unica sino dall’8 di novembre scorso. Successivamente a questo movimento a rialzo l’euro ha compiuto ancora un buon tragitto andando a rimbalzare quasi contro il livello di 1.30: proprio intorno a questo livello transita l’ultima delle medie da noi abitualmente utilizzate, la 200 su grafico orario, confermando come il cambiamento di rotta potrebbe essere completo proprio oltre questo livello. Ma cosa potrebbe essere possibile attendersi ad una eventuale rottura? Posto che troviamo difficile spiegare il perché di un movimento di questo tipo, possiamo chiedere un supporto alla matematica e alle percentuali di Fibonacci per scoprire che il primo obiettivo di una ripresa potrebbe essere posizionato a 1.3250: questo rappresenta il 38.2% del movimento in calo compiuto dal cambio da fine ottobre a inizio settimana, passando da 1.4250 a 1.2625.

Il cambio UsdJpy ha mostrato un pizzico di volatilità in più rispetto ai giorni scorsi, che però non ha consentito ai prezzi di interrompere il movimento laterale in atto da inizio anno. Stiamo, infatti, ancora parlando di un livello di resistenza a 77.25 (peraltro perfettamente confermato ieri) e di un livello di supporto a 76.55. Rimaniamo sempre in attesa di un’eventuale rottura per anticipare un qualsiasi segno di trend. Anche la condizione del cambio EurJpy ha mostrato un miglioramento. Abbiamo assistito, infatti, alla rottura di 98.85 e all’attuale avvicinamento dell’ultimo baluardo prima di una strada favorevole alla moneta unica: parliamo di 100 figura, che oltre ad essere il livello di riferimento e massimo precedente vede transitare la media di lungo a 200 periodi su grafico orario (oltre ad essere ovviamente un fondamentale livello psicologico). Nei pressi di 99 figura possiamo ritrovare il supporto ad un’eventuale negazione di quanto in atto.

Guardando al cable, sembra che i cambi principali sino a qui presentati si siano dati appuntamento vicino ad un livello di rottura prima di compiere il grande passo tutti insieme. Parliamo in questo caso di 1.55-1.5510 che è l’area di precedente massimo, nonché punto esatto di transito di quella media di lunghissimo periodo che trova conferma su molte major. Il livello di precedente rottura, 1.54 figura, può essere preso a riferimento come livello di supporto. Passiamo ad osservare il franco svizzero che ha approfittato della momentanea debolezza del dollaro e risulta invece molto stabile contro euro. Il cambio UsdChf da lunedì ha lasciato sul terreno 260 punti andando perfettamente a raggiungere il minimo di riferimento precedente a 0.93. Da questo livello dipende l’eventuale, ulteriore, discesa della moneta unica. 0.94 appare come resistenza di giornata. Il cambio EurChf si trova ancora in una condizione laterale, sempre però considerando che la tendenza di fondo allargando l’orizzonte temporale è negativa. Il canale ribassista dall’ampiezza di una figura continua a risultare valido e per oggi suggerisce due livelli: uno a 1.2030 ed uno a 1.2130. Concludiamo con il cambio AudUsd che, sempre all’interno del percorso positivo in atto, attende l’attacco finale delle altre major al dollaro per andare ad oltrepassare il livello di resistenza a 1.0440. Negli ultimi due giorni il livello è stato quasi raggiunto funzionando sempre perfettamente da barriera e confermando che qui si concentrano forti interessi e che non si tratta solamente di un livello grafico. Il supporto dinamico oggi passa a 1.0340.

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