Le azioni si confermano interessanti: la view di Pictet

A cura di Pictet Am
Lo shock per la decisione del Regno Unito di lasciare l’UE sembra ormai un lontano ricordo. L’indice azionario MSCI Europe è tornato ai livelli precedenti il referendum del 23 giugno, mentre il corrispondente indice statunitense ha già superato di oltre il 5% i livelli pre-Brexit. Ciò potrebbe essere interpretato come un segno di ottimismo da parte degli investitori; crediamo che il rialzo del mercato sia giustificato e che proseguirà in autunno. Gli sviluppi incoraggianti sono numerosi.
Il contesto economico è in via di miglioramento sia nelle aree avanzate che nei Paesi in via di sviluppo e le banche centrali sembrano disposte a tutto per contenere i rischi per la crescita. Inoltre, si registra un aumento degli utili aziendali, anche nei mercati emergenti. All’orizzonte restano comunque alcune nuvole. Temiamo che presto la ripresa economica cinese perderà slancio, mentre prima o poi l’imminente divorzio del Regno Unito dall’UE alimenterà l’instabilità sui mercati vista la complessità dei negoziati che attendono il governo inglese. Tuttavia, non crediamo che la Cina e la Brexit rappresentino delle minacce nell’immediato. Pertanto, manteniamola sovraesposizione alle azioni e continuiamo a sottopesare le obbligazioni.
In base ai nostri indicatori del ciclo economico l’economia globale resta saldamente in territorio espansivo. Il nostro indicatore anticipatore proprietario è salito al livello più alto da febbraio 2014 trainato dai mercati emergenti, che hanno messo a segno il rialzo più rapido in quasi tre anni. Anche se nel secondo trimestre l’economia statunitense è  cresciuta a un ritmo inferiore alla media, dovrebbe riprendere parecchio slancio nella seconda metà del 2016. Dalla nostra analisi emerge che i consumi privati rimarranno un’importante fonte di crescita, grazie all’aumento dei salari.
Al contempo, altri parametri da noi monitorati indicano che da quattro mesi a questa parte gli investimenti aziendali sono in costante aumento. Ci aspettiamo che l’economia cresca del 3,5% circa nel terzo e nel quarto trimestre  consentendo alla Fed di inasprire i tassi di 25pb in dicembre. Anche nell’Eurozona è in corso un’analoga ripresa dell’attività aziendale nonostante la Brexit. L’indice dei responsabili degli acquisti della regione è salito per il secondo mese consecutivo a quota 53,3 grazie al contributo dei servizi, a riprova che gli stimoli monetari della BCE iniziano a sortire gli effettidesiderati.
Anche il Giappone dovrebbe tornare a crescere visti i segnali di un aumento dei consumi privati e dei salari corretti per l’inflazione. Nelle aree emergenti, i nostri indicatori anticipatori puntano verso una netta accelerazione  dell’espansione. L’inversione di tendenza è stata particolarmente pronunciata in America Latina e potremmo rivedere  il rialzo le nostre previsioni di crescita per la regione. In Asia, tuttavia, le prospettive sono meno incoraggianti, soprattutto per via delle incertezze legate alla Cina. Anche se gli indicatori anticipatori del Paese sono in rialzo da alcuni mesi, temiamo un rallentamento dell’economia dovuto a una flessione degli investimenti e dell’attività nel settore immobiliare ora che l’impatto degli stimoli fiscali e monetari inizia a venire meno.
I dati sulla liquidità dipingono un quadro complessivamente positivo lasciando presagire un proseguimento del rally degli asset rischiosi per almeno altri due mesi. Fondamentali in questo senso i nuovi stimoli della BoE, che ha tagliato i tassi di 25pb e riavviato il programma di QE, e della Bank of Japan. Al contempo, secondo le stime della BCE nell’Area Euro la liquidità in eccesso nel sistema finanziario è prossima a EUR1.000 miliardi.
Tuttavia, c’è qualche zona  d’ombra. La Cina si conferma una fonte di preoccupazione. Nel Paese gli investimenti privati hanno fatto segnare una netta decelerazione; il tasso di crescita annualizzato è sceso dal 12% circa di qualche mese fa a poco più del 2%. Per di più, le aziende cinesi – in particolare quelle attive in settori interessati dalla diminuzione della capacità produttiva –   hanno deciso di rimborsare il debito invece di investire. Altrove, i nostri indicatori mostrano una crescente  dispersione nelle valutazioni sulle borse regionali e a livello settoriale.
Secondo i nostri calcoli, i titoli giapponesi sono i più convenienti, mentre l’azionario emergente e britannico si sta avvicinando al fair value dopo i recenti guadagni. Finanza e telecomunicazioni sono gli unici settori con valutazioni  molto allettanti. Nel complesso, tuttavia, le azioni dovrebbero continuare ad essere sostenute dall’aumento degli utili  aziendali. Negli USA, ad esempio, gli utili per azione per il secondo trimestre sono scesi del 2,2% a/a; un netto passo  avanti rispetto al calo del 5,5% su base annua registrato nei tre mesi precedenti. A livello mondiale, anche il rapporto tra revisioni al rialzo e al ribasso degli utili è in via di miglioramento soprattutto grazie alle revisioni in positivo nei mercati emergenti. Nelle altre parti del mondo, il nostro modello indica che le obbligazioni presentano le valutazioni più onerose di sempre.
Gli indicatori tecnici puntano verso una possibile ondata di vendite in alcune aree del mercato fixed income, in particolare nelle obbligazioni non governative, che negli ultimi mesi hanno registrato forti flussi in entrata. Il contesto tecnico è negativo anche per gli asset emergenti e soprattutto per il debito, di recente interessato da ingenti afflussi di  capitali. I nostri indicatori suggeriscono che le azioni potrebbero mettere a segno nuovi guadagni. Il numero di titoli e  settori che hanno preso parte al rally del mercato, infatti, continua a crescere.

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