Messori, pur non indicando un colpevole, ha puntato il dito contro i costi di distribuzione, che incidono eccessivamente sulle performance e sull’attività dei fondi, e contro l’inefficiente allocazione temporale dei portafogli, che rivela un’offerta di fondi obbligazionari e azionari “non coerente con l’andamento dei mercati”.
Il presidente dell’associazione delle sgr non ha negato i problemi di performance, ma ha criticato le accuse di “cattiva qualità” dei gestori italiani. Un’analisi del nuovo ufficio studi di Assogestioni, guidato da Alessandro Rota, dimostra che i prodotti delle sgr nostrane non sono tanto lontani, in termini di qualità, dai fondi esteri, come invece emerge dalla tesi di Mediobanca. “L’approccio di Mediobanca è un approccio money-weighted e non time-weighted (ovvero considera anche le scelte dei risparmiatori e non solo gli effetti di gestione, ndr), questo è metodologicmente errato” ha affermato Messori.
La soluzione? “Rimuovere le asimmetrie fiscali e regolamentari” ha ribadito Messori ” è un punto importante per l’industria” che però deve fare autocritica e migliorare i servizi offerti. In particolare mediante una “più efficace combinazione tra risparmio previdenziale e risparmio finanziario”. Messori spinge le sgr a trasformare i fondi comuni di investimento in una sorta di terzo pilastro previdenziale: strumenti finanziari che possono rendere nell’ottica del lungo periodo e rispondere a un’esigenza degli investitori italiani di garantirsi una rendita per la vita post-lavorativa, seguendo così un modello molto diffuso negli USA.