Investimenti: debito emergente e guadagni

Nonostante la crescita dei mercati emergenti nell’ultimo decennio sia stata meno intensa rispetto a quella di dieci anni prima, l’universo del debito degli emerging market è in continua espansione, in particolare per quanto riguarda le emissioni corporate. Di questo è convinto Alejandro Arevalo (nella foto), gestore della strategia Emerging Market Debt di Jupiter Asset Management che, in questa intervista rilasciata a BLUERATING, dice di scorgere ampie opportunità d’investimento nell’area del debito emergente.

Si tratta però anche di mercati espositi a considerevoli fasi di volatilità…
Il settore del debito nei mercati emergenti (EM) è per natura più volatile che altrove, ed è per questo che la gestione coerente del rischio è una parte essenziale della strategia di investimento del nostro fondo. Per illustrare questo aspetto possiamo considerare un mercato come quello della Turchia. Nonostante ci siano ancora delle opportunità da sfruttare, alla gestione del fondo sono rimaste pochissime obbligazioni societarie turche. A causa dei recenti rally le valutazioni societarie si mostrano più volatili ed è per questo che preferiamo avere cautela, posizionandoci vicino all’uscita di emergenza. Situazione diversa per quanto riguarda l’Argentina, il cui mercato è stato colto di sorpresa dai risultati delle elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Alberto Fernandez. Tante sono le domande che assillano gli investitori, che si chiedono se ci saranno concreti tagli alla spesa pubblica e quale sarà il vero ruolo di Cristina Kirchner in qualità di vicepresidente. C’è infatti il timore che possa essere lei a esercitare effettivo potere. Tale scenario non può che generare molta volatilità sul mercato che crea però anche opportunità per gli investitori.

Lo scenario macroeconomico presenta diversi punti interrogativi tra tensioni commerciali e un rallentamento della crescita globale. Quali saranno, a suo avviso, gli effetti sui mercati finanziari?
Nel complesso stiamo agendo in modo più cauto, soprattutto dalla seconda metà dell’anno. Quando si guarda alla crescita lorda a livello globale, effettivamente sta decisamente rallentando. È innegabile che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina faccia sentire i suoi effetti sul mercato e sugli investitori che si accingono in modo molto più incerto nei confronti dei possibili investimenti. E questo creerà un effetto a catena, sia sulla crescita stessa che sull’occupazione. Purtroppo penso che l’incertezza e la volatilità causate dalle tensioni commerciali permarranno ancora ed è per questo che adotteremo una linea cauta anche nel prossimo anno

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