Fondi Pir: le previsioni di Equita

“Continuiamo a credere che i PIR, sia tradizionali che alternativi, siano eccellenti strumenti per investire in modo efficiente in un’ottica di medio-lungo termine sulle imprese italiane, specialmente PMI, con importanti vantaggi fiscali e diversificando il periodo di ingresso nel tempo. Ci aspettiamo che l’andamento dei flussi si stabilizzi nei prossimi trimestri, nonostante la visibilità resti ancora bassa su un potenziale recupero dei flussi”. Ad affermarlo è Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi Equita, che di seguito spiega nei particolari la view.

Riconosciamo che l’attrattività dei BTP si traduce in un aumento della concorrenza sui risparmi privati, ma ci aspettiamo che il loro appeal relativo diminuisca con una riduzione dei tassi d’interesse.

Stimiamo che gli Asset Under Management (AUM) per i PIR ordinari raggiungeranno i 18 miliardi di euro entro la fine del 2024 (da 16,9 miliardi) grazie all’effetto positivo dei mercati e alla stabilizzazione dei flussi.

Per quanto riguarda i PIR Alternativi, riteniamo che possano raccogliere tra 1,0 e 1,5 miliardi di euro all’anno a partire dal 2024, avvicinandosi a 10 miliardi di euro di AUM in cinque anni rispetto alla dimensione attuale stimata superiore a 3 miliardi di euro.

Inoltre, per quanto riguarda i PIR Alternativi, crediamo che gli afflussi potrebbero essere positivamente incrementati anche da interventi normativi, tra cui: (i) aumento dell’allocazione a segmenti più liquidi (ad esempio, società mid-cap); (ii) accesso allo strumento anche per persone giuridiche; e (iii) promozione di fondi per investimenti nell’economia reale.

Riteniamo che la definizione dei PIR alternativi sia eccessivamente restrittiva. La quota allocata a titoli quotati nei fondi PIR alternativi è inferiore a 100 milioni di euro. A nostro avviso, c’è bisogno di incrementare l’allocazione potenziale su mid-cap quotate (società incluse nell’indice FTSE Italia Mid Cap). La proposta di modifica sui fondi PIR alternativi – suggerita dal recente Manifesto per lo sviluppo dei mercati dei capitali in Italia – mira ad aumentare l’allocazione potenziale verso aziende di media capitalizzazione quotate (inclusi nell’indice FTSE Italia Mid Cap) per migliorare la liquidità dei fondi interamente investiti in titoli quotati, e ad ampliare il pool di potenziali investitori anche a persone giuridiche, introducendo misure fiscali simili a quelle attualmente riservate per gli investimenti in PMI innovative.

Inoltre, osserviamo che il recente cambiamento nella legislazione europea riguardante gli ELTIF (Regolamento 2023/606) ha significativamente ampliato il campo degli investimenti ammissibili. In particolare, tra le varie migliorie:

  • La soglia minima richiesta per essere investita in asset ammissibili è stata ridotta dal 70% al 55%, aumentando l’universo di investimento di questi fondi.
  • Per quanto riguarda le società quotate, la soglia massima di eleggibilità della capitalizzazione di mercato è stata aumentata a €1,5 miliardi da €500 milioni, con un impatto positivo sulla liquidità dello strumento.
  • Alcune limitazioni sull’accesso alla sottoscrizione da parte degli investitori al dettaglio sono state rimosse (ad esempio, la rimozione dell’entry ticket mimino di €10.000 e l’eliminazione del limite del 10% di concentrazione).

Riteniamo che questi cambiamenti abbiano migliorato il profilo competitivo degli ELTIF rispetto ai PIR alternativi. Sebbene le due definizioni fossero inizialmente simili, gli ELTIF sono ora regolamentati in modo più attraente per gli investitori. Pertanto, poiché le normative europee sono progredite, le normative italiane dovrebbero seguire lo stesso esempio.

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