Obbligazioni, parola d’ordine: restare “fully invested”

Si è da poco concluso il Forum di Sintra, l’appuntamento che si tiene ogni anno in Portogallo, organizzato dalla Banca Centrale Europea e dove i banchieri centrali sono invitati a discutere di politica monetaria e delle prospettive di lungo periodo dell’economia mondiale. Il titolo di questa edizione è stato “Stabilizzazione macroeconomica in un contesto di inflazione volatile”. È stato un appuntamento molto importante, che ha attirato ancora una volta l’interesse degli investitori, e quest’anno lo è stato doppiamente, perché i banchieri centrali sono oggi al centro dell’attenzione di tutto il mercato dopo quasi un anno intero di rialzi consecutivi.

Le attese non sono state deluse, perché le indicazioni emerse sono molto interessanti, tuttavia non ci sono state sorprese perché i banchieri centrali hanno parlato a voce univoca, ribadendo quello che è il messaggio che si ripete negli ultimi mesi, ovvero un ciclo economico che sorprende in positivo, quindi più resiliente di quello che ci aspettava, così come per l’inflazione che sta scendendo a un passo molto più lento di quello che i mercati, e forse anche i banchieri centrali, pensavano e auspicavano. Il leitmotiv del Forum è stato di fatto aprire a nuovi rialzi di tassi, laddove dovessero servire, praticamente scontati per Bank of England ed ECB e molto probabilmente anche per la Fed.

Il mercato non è stato colto di sorpresa, anzi, in qualche modo aveva già digerito e fattorizzato, quello che poi è emerso dal meeting di Sintra. Quindi la reazione è stata molto sfumata.

Da sottolineare come a Sintra sia emerso che  i banchieri centrali non avranno più un atteggiamento ortodosso, come di fatto negli ultimi 15 mesi di rialzi per far scendere l’inflazione, e si orientino sempre più ad adottare una strategia data dependency che accompagnerà sostanzialmente le Banche Centrali sicuramente nel corso dell’estate, ma probabilmente anche in l’autunno, con delle differenze geografiche molto chiare. La Fed è partita prima e probabilmente potrà rallentare prima il passo, anzi di fatto è già successo perché a giugno si è presa una pausa, mentre l’ECB è partita dopo e quindi deve correre un pochino di più, e Bank of England è in una posizione ancora diversa perché è stata spiazzata da un’inflazione, che se globalmente fa fatica a scendere, in Inghilterra è addirittura sorprendentemente al rialzo.

Alla luce di queste considerazioni, sicuramente il 2023 rappresenta un anno di transizione da una politica monetaria violentemente in tightening, come quella del 2022, verso la normalizzazione che probabilmente vedremo nel 2024.

Questo 2023 di transizione regala al mondo obbligazionario un anno interessante, sicuramente dal punto di vista del carry (rendimento cedolare), con delle buone prospettive di guadagno anche in conto capitale se, come noi immaginiamo, a un certo punto l’inflazione dovesse finalmente dare segnali di indirizzarsi sotto il 4% in maniera stabile.

È senz’altro un anno positivo, nel quale rimanere fully invested, perché è un peccato lasciare liquidità sui conti correnti con questi tassi e con questa inflazione. Un anno da giocare sicuramente dal punto di vista dell’allocazione in maniera piena, con un po’ di attenzione su tutto il mondo obbligazionario di alta qualità: sì all’Investment Grade, sì alla parte senior della parte finanziaria e apertura al mondo degli Emergenti, con selettività e cautela. Forse è un po’ presto per guardare gli High Yield e le convertibili, ovvero quei comparti un po’ più frizzanti del mondo obbligazionario.

A cura di Rocco Bove, Head of Fixed Income di Kairos Partners SGR

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!