Investimenti, osservare le mosse della Fed per posizionarsi in Asia

“Secondo noi le recenti misure di inasprimento monetario adottate in Asia (in Thailandia, in Indonesia, nelle Filippine) sono una risposta al rischio di ampliamento dei differenziali dei tassi tra Stati Uniti e continente asiatico e alla debolezza delle valute, e non un tentativo di contenere possibili pressioni fuori controllo sui prezzi all’interno dell’area. Sino a che il mercato riterrà che il tasso target sui Fed Fund resterà “più alto più a lungo”, persisterà anche la tendenza all’ampliamento dei differenziali fra i tassi statunitensi e quelli asiatici, e alcune banche centrali asiatiche saranno costrette a un rialzo preventivo dei tassi di riferimento per preservare la stabilità della valuta”. Ad affermarlo è Christiaan Tuntono, Senior Economist, Asia Pacific di Allianz Global Investors, che di seguito spiega nei particolari la view.

Solo i Paesi che attuano misure di controllo del capitale, come Cina e Vietnam, possono rimanere sulle proprie posizioni o continuare ad abbassare i tassi di interesse interni per sostenere le loro economie. Tali Stati non sono vincolati dalla “Trinità impossibile” della finanza internazionale, in base alla quale solo l’autonomia nella politica monetaria o la stabilità valutaria (non entrambe) possono coesistere con la libera circolazione del capitale.

A nostro avviso gli interventi futuri sui tassi di riferimento in Asia dipenderanno molto dalla traiettoria dei tassi di riferimento della banca centrale USA, la Federal Reserve Bank (Fed). Se al momento il mercato ritiene che la Fed abbia concluso il ciclo di inasprimento dei tassi e che l’inflazione USA è destinata a rallentare ancora, allora il rialzo dei tassi asiatici sarà limitato. La crescente disinflazione in Asia potrebbe persino indurre alcune banche centrali, come quella indonesiana e la Reserve Bank of India, a tagliare i tassi di riferimento prima della Fed nel 2024.

Il ciclo di inasprimento dei tassi della Fed potrebbe essere prossimo alla fine. In tal caso, i differenziali fra i tassi USA e quelli asiatici dovrebbero aver già raggiunto il picco e inizieranno a contrarsi, sostenendo le valute asiatiche. Alla luce della disinflazione, la prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse nominali in Asia sarebbe comunque positiva per le azioni e il reddito fisso dell’area. Inoltre, eventuali segnali di stabilizzazione nel ciclo globale dei semiconduttori sosterrebbero le prospettive delle esportazioni di tecnologia da Corea e Taiwan.

Da tener d’occhio la settimana prossima

La prossima settimana saranno pubblicati l’indice manifatturiero dell’Institute of Supply Management (ISM) relativo agli Stati Uniti per il mese di novembre, nonché gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) della Cina e gli indici della fiducia nell’Eurozona.

Lunedì conosceremo i dati sulle vendite di case nuove negli USA a ottobre, per i quali il mercato si attende un calo su base mensile del 4,5% dopo l’aumento del 12,3% del mese precedente. Saranno inoltre resi noti l’indice dell’attività manifatturiera USA della Federal Reserve di Dallas per il mese di novembre, utile per valutare la recente robustezza del settore manifatturiero negli Stati Uniti.

Mercoledì usciranno gli indici della fiducia in ambito economico, industriale e dei servizi dell’area euro, in base ai quali il mercato giudicherà la solidità dell’economia della regione negli ultimi tempi. Negli Stati Uniti sarà pubblicata la seconda tornata di dati sul prodotto interno lordo (PIL) del terzo trimestre (dato su base trimestrale, annualizzato), per il quale il mercato prevede una modesta revisione al rialzo, al 5%, rispetto alla stima preliminare del 4,9%.

Giovedì sarà la volta degli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) cinesi del National Bureau of Statistics (NBS) per i settori manifatturiero e non manifatturiero del mese di novembre. Il mercato valuterà con particolare attenzione questi dati per tastare il polso della ripresa cinese. In Giappone sono attese le statistiche di ottobre su vendite al dettaglio e produzione industriale, oltre all’indice della fiducia dei consumatori di novembre. L’indice dei prezzi al consumo core e complessivi dell’area euro per il mese di novembre ci darà un’idea della resilienza delle pressioni inflazionistiche nella regione. Inoltre, negli USA saranno resi noti le richieste iniziali e di rinnovo di sussidi di disoccupazione e il deflatore core e complessivo della spesa personale al consumo (Personal Consumption Expenditure, PCE) per ottobre.

Infine, venerdì in Cina uscirà l’indice manifatturiero Caixin per il mese di novembre. Il mercato prevede una stabilizzazione dell’indice attorno alla soglia di 50, in linea con quanto annunciato dal NBS. Negli Stati Uniti saranno pubblicati i dati sulla spesa nel settore delle costruzioni a ottobre e l’indice manifatturiero ISM di novembre, per il quale si attende un rialzo al 47,7 rispetto al 46,7 del mese precedente.

Se gli Stati Uniti starnutiscono, il mondo prende il raffreddore. Il possibile picco dei tassi di riferimento USA potrebbe rappresentare un’alba per i mercati emergenti dell’Asia.

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